“Un sacchetto di biglie” citazioni

“Questo libro non è opera di uno storico. E’ attraverso i miei ricordi di bambino che ho raccontato la mia avventura ai tempi dell’occupazione… la storia di due fratelli in un universo di crudeltà, di assurdità…”
Joseph Joffo

Due ragazzi contro il Terzo Reich. Lapiù straordinaria sfida di Davide e Golia.

No, la guerra non era assurda, quelli che lo dicevano non capivano niente.
E poi ecco che questa guerra voluta, fatta da adulti dalle cravatte ben annodate o piene di decorazioni, finiva per sbattere me, un bambino, a colpi di calcio di mitra, in una stanza chiusa, privandomi della luce, della libertà, io che non avevo fatto niente, che non conoscevo nessun tedesco, ecco quello che la mamma voleva dire, alla fine scoprivo che aveva ragione.

“Un fratello è uno a cui si rende l’ultima biglia che gli è stata appena vinta”

“Non mi hanno preso la vita, forse hanno fatto di peggio, mi rubano la mia infanzia, hanno ucciso in me il bambino che potevo essere…”

ho sempre la mia sacca, la porto con più facilità di un tempo, sono cresciuto.
Ho visto anche che papà non c’è, ho capito che non ci sarà mai più… E’ finita con le belle storie raccontate la sera alla luce verde del paralume.
Mi vedo nella vetrina con la mia sacca. E’ vero, sono cresciuto.

Cresciuto, indurito, cambiato… Forse anche il cuore si è abituato, si è rodato alle catastrofi, forse è diventato incapace di provare un dolore profondo… Il bambino che ero diciotto mesi fa, quel bambino sperduto nel metrò, nel treno che lo portava a Dax, so che non è più lo stesso di oggi, che si è perduto per sempre in un bosco, su una strada provenzale, nei corridoi di un albergo di Nizza, si è sbriciolato un pò ogni giorno di fuga. Guardando Rosette che cuoce delle uova sode e dice parole che non sento, mi domando se sono ancora un bambino… Mi sembra che certi giochi non mi interesserebbero più oggi, nemmeno le biglie, una partita di pallone forse, ma non è detto… eppure sono cose della mia età, dopo tutto non ho ancora 12 anni, dovrei averne voglia… eh, no. Forse ho creduto, fino ad ora, di uscire indenne da questa guerra, ed è forse questo l’errore. Non mi hanno preso la vita, forse hanno fatto di peggio, mi rubano la mia infanzia, hanno ucciso in me il bambino che potevo essere… Forse sono già troppo duro, troppo cattivo, quando hanno arrestato papà non ho nemmeno pianto. Un anno fa non ne avrei nemmeno sopportato l’idea.


Avevamo passato la linea e non me ne ero accorto! Era quello lo scopo da raggiungere, eravamo partiti per quello, tutti ne parlavano, era la fine del mondo, e io, senza averne nemmeno il sospetto, ero passato come un fiore, totalmente incosciente, attraverso quel tratto di matita che tagliava in due la carta della Francia che papà ci aveva mostrato una sera.

… Avevamo preso l’abitudine di contare solo su noi stessi, avevamo scoperto il piacere di arrangiarci, bambini, in un mondo di adulti.


Ebreo. Cosa vuol dire, in primo luogo? Che cos’è un ebreo?
Sento la collera che raddoppia per la rabbia di non capire.

TRAMA

L’autobiografia di un ebreo che racconta la propria infanzia e le persecuzioni subite nella Francia occupata dai tedeschi duante la seconda guerra mondiale. Dalla fuga da Parigi alla ricerca di un rifugio fino alla salvezza definitiva avvenuta grazie all’intervento di un sacerdote cattolico, il coraggio di due fratelli disposti ad affrontare le situazioni più pericolose per salvarsi e le esperienze che li fanno maturare nonostante la giovane età. Età di lettura: da 10 anni.

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga. Ha conseguito il corso di formazione "lettura e benessere personale come rimedio dell'anima"