Disponibile da domani 15 Ottobre 2022
Chiara è disperata per essersi lasciata convincere a trascorrere le vacanze natalizie sulle Dolomiti insieme alla sua famiglia, invece di scappare verso l’agognato sole dei tropici. L’ultima volta che ha messo gli sci ai piedi, parecchi anni fa, si è ripromessa di non farlo mai più. Non può neppure invocare la complicità della sorella Elisa che, fresca di matrimonio, ha deciso di dimostrare al consorte, fanatico sciatore, quanto sia ansiosa di macinare chilometri di piste innevate. E così Chiara, una volta arrivata, si rende conto che nulla potrà salvarla: dovrà unirsi agli entusiasti sciatori e sperare di tornare tutta intera. Come se la situazione non fosse già di per sé difficile, dovrà anche avere a che fare con Giulio, l’enigmatico fratello del cognato. Ma si sa, le sfide più ardue sono anche le più emozionanti: riuscirà Chiara a non lasciare sulle piste i legamenti e… soprattutto il cuore?
CAPITOLO 1
Apro gli occhi ancora gonfi dal sonno e mi trascino ondeggiando in cucina, dove mi attende Sveva, regale e maestosa come solo lei sa essere, pur indossando un pigiama di flanella di Peppa Pig. Per la cronaca, io non riuscirei a ottenere lo stesso effetto nemmeno se mi mettessi un elegante pigiama di pizzo scuro. Non che sia davvero interessata a provarci: non cerco mai di strafare, e di certo non con le cose ricercate, verso cui sento un’inclinazione pari a quella per l’arrampicata libera. Sono un’anima dai gusti molto semplici e felice di rimanerlo. Sveva invece è naturalmente chic, nonostante certe sue scelte di abbigliamento azzardate: è semplicemente il suo modo di essere, non c’è alcuna forzatura.
«Buongiorno», mi saluta sorridendomi tutta felice. Tra le mani tiene una gigantesca tazza di ceramica tutta colorata, dal cui bordo fa capolino l’invitante schiuma di un cappuccino appena preparato.
A dare un’insperata svolta positiva alle nostre mattinate è stata infatti una provvidenziale raccolta punti del supermercato di fiducia, grazie alla quale abbiamo scoperto quale lusso sia possedere un montalatte elettrico. A Milano le raccolte punti dei supermercati sono una cosa seria e vengono subito dopo le polveri sottili e lo sciopero dei mezzi. Anzi, sospetto che siano persino più importanti dei tranvieri che incrociano le braccia; qualche anno fa, quando gli scioperi erano davvero un evento eccezionale, i milanesi erano molto più propensi a considerarlo un problema serio. Ma da quando si sciopera un giorno sì e l’altro pure, il pathos è notevolmente diminuito .
In ogni caso, al momento siamo felicissime proprietarie di un magico montalatte che in questa casa produce ogni giorno circa mille litri di schiuma per soddisfare le nostre esigenze. Si potrebbe pensare che in casa nostra – o per meglio dire, in casa di Sveva, anche se io mi sento una vera colonna portante del nostro ménage – abitino venti persone, e non due, visto l’ammontare che siamo capaci di fare fuori.
«Buongiorno», ricambio cercando di imitare il suo tono allegro. Da quando siamo tornate dal campeggio in Croazia, la scorsa estate, Sveva è sempre gioiosa. Persino troppo.
Per carità, eravamo partite proprio con l’intento di tirarla su di morale, ma per quanto l’amicizia possa fare miracoli, non c’è niente in grado di competere con il potere terapeutico di un nuovo amore. In quell’occasione la nostra amica ha infatti conosciuto Federico, un giovane ingegnere che sembra uscito da un romanzo, tanto è perfetto, ed è caduta ai suoi piedi come una pera cotta. Visto il soggetto che stava per sposare e che invece l’aveva mollata qualche mese prima delle nozze – episodio provvidenziale ma per me totalmente incomprensibile (Sveva era una spanna sopra il suo ex fidanzato. Al suo posto avrei baciato la terra su cui camminava, altro che mollarla) – chiunque avrebbe letteralmente costituito un progresso. Ma la fortuna le aveva sorriso; altroché se l’aveva fatto. Federico è davvero un tesoro, e pure con dei pettorali d’acciaio. E quelli non guastano mai, per quanto mi riguarda: un uomo con cervello e pettorali rappresenta il pacchetto completo.
«Quando atterra il tuo uomo?», le chiedo accomodandomi di fronte a lei e afferrando con decisione una merendina al cioccolato dal cestino in mezzo al tavolo, pieno di ogni tentazione possibile. In mano tengo già la mia tazza con il cappuccino che ha preparato Sveva. Sì, siamo profondamente salutiste, nel caso qualcuno avesse dei dubbi. E vorremmo davvero metterci a dieta, prima o poi, ma siamo in attesa che qualche medico americano decida di far soldi escogitando il suo personale programma alimentare. Possibilmente a base di solo cioccolato e carboidrati. Nell’attesa ci stiamo già esercitando.
«Tra due ore. Mi vesto e vado a prenderlo. Non vedo l’ora di riabbracciarlo. Mi è mancato da pazzi!», mi confessa con quello sguardo perso nel vuoto che si perdona solo alle persone innamorate, perché affette da oggettiva incapacità di “vedere le cose con distacco”.
«Non lo vedi da tre giorni», devo ricordarle. L’ultima volta che ho sentito così tanto la mancanza di una persona, erano, con tutta probabilità, ancora i primi anni Novanta. Non ne vado fiera, ma a quei tempi ero molto attaccata a mia madre. Se uno ci vedesse oggi, non lo crederebbe mai possibile.
«Tre giorni sono un’eternità», sospira lei con viva sofferenza.
Decido di lasciar perdere. Mai cercare di ragionare con gli innamorati. «Sì, indubbiamente. Che fate a pranzo?», cambio argomento.
«Siamo stati invitati dai suoi». Federico non solo è meraviglioso, ma ha pure dei genitori perfetti. Una di quelle coppie da pubblicità sempre sorridenti e gentili, che ti accolgono a braccia aperte e ti fanno subito sentire parte della famiglia. Sto seriamente considerando l’ipotesi di farmi adottare.
«Fortunella…», sospiro pensando invece al pranzo da incubo che mi attende.
«Se lo desideri, puoi unirti a noi. Lo sai che i genitori di Fede sono sempre felici di avere ospiti», mi propone magnanima.
Anna Premoli è nata nel 1980 in Croazia, vive a Milano dove si è laureata alla Bocconi. Ha lavorato per un lungo periodo per una banca privata, prima di accettare una nuova sfida nel campo degli investimenti finanziari. La scrittura è arrivata come “metodo antistress” durante la gravidanza. Ti prego lasciati odiare è stato un libro fenomeno: è stato per mesi ai primi posti nella classifica e ha vinto il Premio Bancarella. Con la Newton Compton ha pubblicato anche Come inciampare nel principe azzurro, Finché amore non ci separi, Tutti i difetti che amo di te, Un giorno perfetto per innamorarsi, L’amore non è mai una cosa semplice, L’importanza di chiamarti amore, È solo una storia d’amore, Un imprevisto chiamato amore, Non ho tempo per amarti, L’amore è sempre in ritardo, Questo amore sarà un disastro e Molto amore per nulla. Tutti bestseller, tradotti in diversi Paesi.