Tag: Bompiani

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“Il male che non c’è” di Giulia Caminito

La sua scrittura essenziale si apre in questo libro a una sorprendente atmosfera onirica, facendo dell’ipocondria una memorabile protagonista – la seducente e beffarda Catastrofe – e mettendo in scena tra i palazzi urbani la selva oscura in cui tutte le nostre più dolorose esperienze si muovono. Il male che non c’è è un libro sul potere dell’immaginazione e dell’infanzia, è il romanzo di una discesa agli inferi e della risalita verso l’origine luminosa a cui tutti, se vogliamo, possiamo tornare, come solo i colombi sanno fare.

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Intervista a Milena Palminteri

Il cerino che ha dato fuoco alle polveri era nascosto nel luogo meno romanzesco del mondo: un verbale d’inventario di eredità che nell’osservanza rigida e paludata della forma notarile nascondeva una storia di miserie umane colorate da un involontario umorismo. La morte di un vecchio sposato ad una giovane assetata di denaro, il loro figlio la cui nascita è tanto miracolosa quanto improbabile, i parenti di lui , che a parte di quel patrimonio non vogliono rinunciare. Questa la mossa, ma la mia storia vira verso altre fantasie.

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Intervista a Ilaria Rossetti

Ho incontrato la vicenda della fabbrica Sutter & Thévenot per caso, mentre iniziavo a costruire una nuova storia, e c’è stato quasi un riconoscimento: mi sono sempre interessata di questioni legate al lavoro e alla cultura (nonché ahimé non cultura) del lavoro e questo fatto storico, con la sua enormità e la sua profonda attualità – si parla di sicurezza sul lavoro e di morti bianchi, di guerra, di lavoro femminile, di emancipazione, di corpi -, mi ha davvero investita.

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“Come l’arancio amaro” di Milena Palminteri

Partendo da una storia vera, Filomena Palminteri esordisce con un romanzo maturo e travolgente, scritto con una lingua ricca di sfumature, popolato di personaggi memorabili per la dolente fierezza con cui abbracciano i propri destini.

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” La fabbrica delle ragazze” di Ilaria Rossetti

Con una lingua intensamente poetica e venata di dialetto senza mai indulgere nella maniera, Ilaria Rossetti racconta un episodio quasi dimenticato e più che mai attuale di lavoro femminile e morti bianche: prima di lei, fu Ernest Hemingway a parlarne in uno dei Quarantanove racconti. In queste pagine la storia vera dell’esplosione della fabbrica Sutter & Thévenot di Bollate, che uccise cinquantanove tra operai e operaie, da testimonianza si fa romanzo e attraverso le voci di tante piccole vite non smette di chiederci ascolto.

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“Il giardino di Bloomsbury” di Mario Fortunato

Il nodo della storia è la straordinaria, affascinante, libera complessità dei legami che hanno unito quegli amici – e la finezza e la molteplicità dei loro talenti, dalla letteratura all’editoria alla pittura all’economia – in un luogo e in un tempo. Il luogo è Charleston, a un centinaio di miglia da Londra che diventa il cuore campagnolo di Bloomsbury.

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“Donne d’ America” di Giulia Caminito e Paola Moretti

«Questa raccolta nasce da una domanda: e intanto le donne? Dove erano, cosa facevano, chi erano, cosa scrivevano, per chi scrivevano, di chi scrivevano, dove scrivevano?».

Dov’erano le donne, mentre tutto il mondo leggeva Melville, Twain e Fitzgerald? Dov’erano le scrittrici, mentre la schiavitù veniva finalmente abolita? Dov’erano mentre Roosevelt veniva eletto tre volte? E durante gli anni del proibizionismo e quelli del Rinascimento di Harlem? Dov’erano le donne, mentre si scriveva la Storia?

Le donne ci sono sempre state. C’erano e scrivevano.

“Donne d’America”, a cura di Giulia Caminito e Paola Moretti, raccoglie i racconti, quasi tutti inediti, delle più importanti scrittrici americane del secolo scorso: da Willa Cather a Kate Chopin, da Edith Wharton a Susan Glaspell, da Alice Brown a Charlotte Perkins Gilman.

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“L’alto nido” di Roxane Van Iperen edito da Bompiani. Estratto

L’Alto Nido diventa infatti il nascondiglio per decine di ebrei clandestini, che là trovano non solo un posto sicuro dove vivere ma anche il calore di una famiglia allargata e la vitalità di una comune di artisti: mentre la guerra infuria, la villa si riempie di gioia di vivere e della musica che Lien e i suoi ospiti compongono e suonano tra le risate dei bambini. A giugno del 1944 però la sicurezza dell’Alto Nido viene compromessa. Lien e Janny sono arrestate insieme alle loro famiglie e portate nel campo di concentramento di Westerbork. È lì che incontrano Anne e Margot Frank, con cui verranno deportate ad Auschwitz e poi a Bergen-Belsen, dove Janny e Lien, che saranno fra i pochissimi a sopravvivere all’inferno dei campi e a fare ritorno ad Amsterdam, si prenderanno cura delle sorelle Frank nei loro ultimi giorni di vita.

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