Trama
Non sarà successo soltanto a Stephen Dedalus, ma ad ogni scrittore, di farsi questa domanda. “Chi mai in qualche dove leggerà queste parole scritte?”. Forse un bambino, distante e ignoto. Con gli occhi stanchi dei nostri racconti, dei nostri giri di parole da adulti. Stufo della finzione, si è addormentato e sogna la realtà. Una realtà pura e qualunque, che finisce per popolarsi dei medesimi luoghi, storie, personaggi di cui aveva letto. Quelli veri e quelli sognati: ecco, sono sempre loro, pagine dello stesso libro. Potrebbe destarsi all’improvviso quel bambino e ritrovarsi già adulto. Scaraventare a terra quel libro logoro e stantio e mettersi piuttosto a scrivere lui stesso. Finché gli capiterà di chiedersi: “Chi mai in qualche dove…”
Estratto
“…perché mai un autore
dovrebbe lasciarsi sfuggire l’occasione
di conquistare anche un solo ascoltatore?”
I fratelli Karamazov, Dostoevskij.
DEAD RINGERS
Primo classificato
premio letterario ‘Gustavo Pece 2018’ Roma
“Hanno detto che oggi possiamo tutti mangiare nell’ androne”.
Perbacco, mi porti il diavolo se oserò ancora pensar
male di quelle flebo! Proprio tutti dicono? Bisognerà
affrettarsi dunque, sono già passate le undici e inizieranno
con gli aperitivi da un momento all’altro. Muoviamoci,
forza, pretendiamo le panche con vista sul
parcheggio o finiremo stipati fra il sottoscala e l’ascensore.
Qui in ospedale è indispensabile dar sfoggio di sé:
che ragione c’è di farsi da parte quando si è già tanto nascosti al mondo…
“Mi sono fatto trovare già in piedi, sei contento?”.
Alla prossima occasione ti voglio in gessato e cravatta
e lasceremo i cappelli sui lettini per educazione.
Quanti visitatori oggi, troppi forse, non è vero? Eh eh,
sorriderebbero tutti, ci scommetto, se non fossero
troppo indaffarati a non sciupare una briciola della
loro afflizione. Ah, soffrire… dover soffrire! Su vieni
qua, fatti accompagnare, hai già sostenuto la fatica di
alzarti, quindi spartiremo quella di bruciare venti metri
di corridoio, ammesso che ci ricordiamo ancora la
strada. Stammi leggermente di fianco, lascia che con un braccio io assicuri la tua schiena e con l’altro possa reggerti
la mano. Ecco, fratello, accosta la tua guancia alla
mia e incediamo così, drammaticamente, come due
tangueri appassionati. Lascia che gli infermieri osservino
quanto ci amiamo, io e te, che nascemmo lo stesso giorno.
“Ci mettiamo lì?”.
Certamente, alla luce, e dove altro, forza, alla luce! Ti
gioverà, ti avvolgerà nel calore dei buoni propositi
mentre io… io starò bene qui difronte a te. A momenti
porteranno i vassoi e le vivande si fredderanno in pochi
instanti, e allora, approfittane adesso per sorridere
e parlarmi di qualcosa, qualunque cosa. Io resterò in
sincero ascolto.
“Domani dimetteranno la signora di fianco a me”.
Tornerà nella sua casa, dalla sua famiglia? Certe
sciagure sono insopportabili, poveretta! Ah, te ne
prego, cambiamo argomento, discutiamo di qualcosa
di più… vitale!
“Ho fatto un sogno, poco prima che tu venissi. Come
sempre mi ero addormentato con la flebo…”
Non c’è lusso più invidiabile di prendere sonno
prima di pranzo. Un sogno dunque, molto bene, un sogno!
Dopotutto i sogni li adoro e adoro quando sei tu a
raccontarli.
“Mi riporta alla mente qualcosa che ci è veramente
accaduto quando eravamo piccoli e vivevamo in campagna…”
Oh, la campagna, sì, vivevamo in campagna…
“Era una domenica mattina e papà aveva messo sufficienti
soldi da parte per farci trascorrere il fine settimana
in città, dove avevano allestito l’esposizione di
quadri di un pittore che ammirava tanto. Forse uno di
quegli impressionisti che va ancora di moda…”
Un impressionista, certo, un impressionista ancora
di moda…
“Il viaggio verso la città fu più lungo del previsto ed
arrivammo tardi. C’era una gran confusione al palazzo
e papà non riuscì ad ammirare i quadri che, oltre a lui,
erano accorsi a vedere altre centinaia di visitatori in
fila. La mamma era molto stanca e a noi ci prese la
fame. Per non fare troppa strada andammo all’osteria
più vicina. Un locale famoso ancora oggi, ci siamo tornati
alcune volte…”
L’osteria, ecco, l’osteria famosa…
“Forse non eravamo ben disposti o scegliemmo
male le pietanze, cosicché abbiamo mangiato con malinconia,
mentre invidiavamo i piatti ordinati della coppia
seduta di fianco. Poi, dopo pranzo, iniziò a diluviare
e la nostra passeggiata divenne una corsa al riparo dei
portici. Era circondata di portici quella grande piazza,
col pavimento lastricato di ciottoli…”
I portici, i ciottoli…
“Appena fu possibile abbiamo raggiunto affannati la
stazione e siamo riusciti a prendere al volo il primo
treno per tornarcene a casa, prima del tempo. Una
volta rientrati notammo che per sbadataggine la
mamma aveva lasciato la stufa accesa tutta la giornata
a scaldare la casa vuota…
L’ Autore
Andrea Carloni, è nato a Roma nel 1977 e si è trasferito in Veneto da quasi vent’anni per lavorare nel settore dei servizi e amministrazione, risiede nella provincia di Vicenza. Ha pubblicato nel 2019 “Chi mai in qualche dove” una raccolta di racconti premiati in concorsi letterari sul territorio nazionale. Ha terminato la stesura definitiva del suo primo romanzo. Conduce il canale Youtube “Ritratto di Ulisse”, nonché podcast su Spotify, sull’omonimo testo di Joyce.