Buongiorno lettori, ieri grazie alla scrittrice Paola Turroni e agli organizzatori dell’evento, abbiamo trascorso un bel pomeriggio culturale tra poesie,lettura e musica.
Ringrazio tutti del bel pomeriggio e per l’invito.
Paola Turroni
Ha pubblicato animale (Fara Editore, Rimini 2000), Due mani di colore(Medusa Editore, Milano 2003) con Sabrina Foschini, Il vincolo del volo (Raffelli Editore, Rimini 2003) di cui una selezione è uscita tradotta in inglese per la rivista americana “How2”, Il mondo è vedovo (Carta Bianca, Bazzano 2011). È inserita nelle antologie Parco Poesia 2004 (Guaraldi, Rimini 2004), Il segreto delle fragole (Lieto colle, Como 2006), Corale (Le Voci della Luna, Bologna 2007), 12 poetesse italiane (Nuova Editrice Magenta, Varese 2008), Poesia Presente Mappa giovane (Le Voci della Luna, Bologna 2010), Nelle mani di Salomé (Galleria Comunale e Biblioteca Malatestiana, Cesena 2010).
Ha al suo attivo letture e performance in diverse città su tutto il territorio nazionale, suoi testi sono apparsi su varie riviste di letteratura e siti internet. Nel 2004 e nel 2008 è stata invitata al Festival Internazionale di Poesia di Malta. Il Mondo è vedovo è stato invitato alla 54° esposizione di arte contemporanea di
Venezia, con un video di Stefano Massari ed una suggestiva installazione nel Padiglione della Repubblica di San Marino.
Ti dico la verità: Un uomo racconta a suo figlio come è diventato padre (2018),
Altrove: Dalla leucemia al giro del mondo in barca a vela (2018).
Poesia Condivisa N.5: ‘Il Mondo È Vedovo’
maestro sminatore
sbatte le stoffe il vento e asciuga
la voce, asciuga le mani che restano intere
a tenere una stampella.Ecco tutti i tipi di mine, che imparino a stanarle
là dove vanno – a campare.
La testa china sulla terra acquitrinosa, a cercare
una mina nel riso – brillano al tramonto
le risaie, la superficie è docile da qui
come un lago calmo, come niente fosse.Ho imparato a stare sul fuoco in agguato
sotto lo specchio – un cane mi segue
una processione di fantasmi contadini
sulle mine dei campi, sembra quasi pace.Sembrano leggeri e sottili, questi uomini che vanno
a raccogliere mine – dove dovrebbero
raccogliere riso.Così chino sulla mia pesca violenta – torno a casa,
la terra mi mangia le gambe dei figli.La guerra è per sempre.
Nel volto delle bestie
Non smetterà mai di essere mortale
una ridondanza cieca e suoni
che diventano cattivi, lo sono sempre stati e assomigliano alle bestie ferite,
la vita fuori di qui sembra leggera
sembra una pentola d’acciaio fazzoletti mestoli e tendine.
La vita fuori di qui pare dolce, snocciolata
pare un fiore rosso qualche volta
tagliato storto
tagliato
un fiore impalato lì a fingere di essere stato.
La vita fuori di qui assomiglia alle bolle
piccole caramelle di marzapane
unghie laccate
la vita dei vostri denti bianchi dei vostri colletti, la vita sinistra dei bar
che per un pelo qui si avvicina
per un pelo ci vedi passare una bestia
e ti senti a casa, per un attimo
sola e sangue e basta.
«Altrove» è il nome della barca a vela con cui Michele Piancastelli ha fatto il giro del mondo, dal 2009 al 2016. La sua è stata un’avventura umana lunga sette anni, due mesi e diciassette giorni, fatta di incontri in terre lontane, orizzonti infiniti, cieli azzurri e fondali oscuri, mappe da consultare e luoghi da conoscere. Ma non soltanto. A contrassegnare un’esperienza così straordinaria è stata soprattutto una profonda riflessione sul senso della vita, mossa in lui dalla scoperta, in occasione di esami medici di routine svolti nel 2004, di aver contratto la leucemia e di dover quindi riscrivere, dall’oggi al domani, la sua intera esistenza. Operaio in una delle più importanti imprese chimiche del nostro paese, Michele ha affrontato un percorso a ostacoli che si è rivelato, paradossalmente, anche un processo di liberazione. Ha vissuto la malattia, la terapia e infine il trapianto di midollo come una lunga attraversata oceanica nonostante sino a quel momento non avesse mai navigato, ma solo desiderato di farlo. Dopo sette mesi di angoscia e paure, Michele è guarito e si è messo finalmente in viaggio. Sotto coperta, al riparo dai venti, dalle mareggiate e dalle burrasche, alla «cappa» della sua piccola barca antimoderna, si è lasciato alle spalle certezze e conquiste di una vita tradizionale ed è andato in cerca di quell’altrove che per lui è sempre stato l’unico luogo dove sentirsi felice. «Ho ripagato ogni mese di malattia con un anno di viaggio. Il mare mi ha liberato, ha creato uno spazio fra me e il mondo, mi ha insegnato tutto, anche a stare senza di lui».
Grazie Jenny,
Scopro solo ora questo tuo post.
Grazie per l’interesse e la passione.
E per le scelte poetiche!
(Nelle foto è venuto scritto Turrani invece di Turroni 😉)
Ciao Paola, grazie per l’informazione. Tutto a posto. Ho rinominato le immagini. Ci vediamo presto.