La vita di Diana O’Toole scorre su binari sicuri: si sposerà entro i trent’anni, avrà figli entro i trentacinque e dalla caotica New York si trasferirà in una tranquilla villetta nei sobborghi, il tutto facendo carriera nello spietato mondo delle aste d’arte. È sicura che il suo fidanzato Finn, specializzando in Chirurgia, le farà la proposta di matrimonio durante la fuga romantica alle Galápagos che hanno organizzato, pochi giorni prima del suo trentesimo compleanno. Giusto in tempo. Ma un virus che sembrava lontanissimo compare all’improvviso in città e, alla vigilia della partenza, Finn le dà una brutta notizia: non può assentarsi dall’ospedale. Così, a malincuore, Diana decide di partire senza di lui: chi rinuncerebbe alla prospettiva di una spiaggia assolata su un’isola esotica? Ben presto, però, si ritrova in completa solitudine in un luogo remoto, e quella che doveva essere una vacanza da sogno si trasforma in un incubo. Ma a volte c’è bisogno che vada tutto storto perché alla fine tutto si risolva nel migliore dei modi…
Dall’autrice bestseller Jodi Picoult un nuovo, appassionante romanzo che ha dominato le classifiche di vendita americane. Presto un film Netflix, Vorrei che fossi qui ci fa riflettere su quanto le nostre priorità possano cambiare e su come anche le certezze più salde possano essere stravolte.
Appena ci si approccia alla lettura di questo libro, sembra di essere già immersi nel racconto vero e proprio ma giungendo “solo” a metà del libro il lettore si rende conto che tutto ciò che ha letto fino a quel punto è la pura immaginazione della protagonista. Un bel colpo di scena inaspettato comparso dal nulla: mi ha
scombussolato e allo stesso tempo ha incrementato la curiosità di scoprire come prosegue la storia di Diana.
Un racconto che mi ha fatto rivivere quel periodo di inizio pandemia, facendo emergere problematiche che tutti hanno vissuto in quel lasso di tempo come la solitudine, la paura di non conoscere abbastanza su un virus nuovo, l’incertezza sul futuro, l’importanza di passare del tempo con le persone a noi care o il non poter stare vicino fisicamente a persone malate, il distanziamento e l’isolamento forzato, e tanti altri.
Questo periodo inevitabilmente ci ha fatto prendere le distanze dai ritmi frenetici a cui eravamo abituati, ci ha permesso di fermarci e pensare.
Così come per Diana, una ragazza dai progetti già preimpostati, la pandemia e ciò che ha vissuto le fanno cambiare rotta.
Una pausa di riflessione che ha permesso alle persone di andare alla ricerca di se stessi, rivedere idee che avevano già scelto di intraprendere con una certa sicurezza (e calcolate con largo anticipo) e avere dei ripensamenti sul dafarsi dettati dall’insicurezza del periodo.
Questo ha indotto le persone a riadattarsi all’ignoto, a non programmare sempre tutto ma a vivere giorno per giorno, apprezzando anche i più semplici momenti della vita (che spesso sono quelli che contano maggiormente) e assaporandone la vera bellezza.