“Sulla via dell’incenso”
Autore: Jamie Ford
Casa Editrice: Garzanti
Traduzione di: Giuseppe Maugeri
data di pubblicazione: 29 agosto 2023
pagine: 400
Dorothy è preoccupata per sua figlia. Annabel ha cinque anni e disegna senza sosta. Nei suoi schizzi ci sono un uomo e una parola: trovami. Dorothy ha paura perché non riconosce quell’uomo, ma sente che appartiene al proprio passato. Da quando è nata, dentro di lei imperversa un turbine fatto di emozioni, ma anche di luoghi e volti che non ha mai visto. Ha sempre cercato di tenerlo nascosto, ma ora che la vita di sua figlia rischia di attraversare lo stesso inferno, deve affrontarlo. Deve salvare Annabel. Deve trovare quell’uomo. Così Dorothy, che delle sue origini non sa nulla, decide di imbarcarsi in un viaggio nel suo passato. Impara che non si ereditano solo tratti somatici e predisposizioni caratteriali, ma anche esperienze e traumi. Scopre che la sua vita è legata a quella di cinque sue antenate, le cui storie vivono dentro di lei. Appartengono a diverse epoche e diversi continenti, ma discendono tutte da Afong Moy, la prima donna cinese ad aver messo piede negli Stati Uniti d’America, costretta a vivere la maggior parte della sua esistenza esibendosi al pubblico come un fenomeno da circo. Tutte queste donne hanno condiviso il suo dolore e vi hanno aggiunto il proprio. Ma forse Dorothy può affrontare il trauma transgenerazionale e, così, salvare sua figlia. Grazie alla storia di cinque donne, Ford dà alla parola famiglia una nuova definizione, una nuova importanza, mettendo in luce l’effetto che gli eventi del passato possono avere sulle generazioni presenti e future. Il suo è un romanzo che esplora le complesse intersezioni tra storia, cultura e psicologia umana. E ci mostra come siano questi fattori a influenzare il nostro modo di vedere noi stessi e il mondo che ci circonda.
‘<<Fasciano loro i piedi con bende di cotone intinto in erbe e intriso di sangue animale, perché asciugandosi si restringa come un nido di serpi, in una morsa che schiaccia le loro ossa nella forma di un fiore acquatico mentre giacciono impotenti nei loro letti. Tutto questo perché una spregevole imperatrice dal piede storto, stanca di sentirsi diversa, di vedersi disprezzata dai suoi stessi sudditi, ha ordinato che tutte le donne di quell’impero senza Dio venissero così menomate.>>’
É possibile ereditare traumi o ricordi dai nostri antenati? Si, secondo l’epigenetica, la scienza che fa parte della genetica, tutto cio è possibile. Sarebbe interessante approfondire le ricerche e gli studi che hanno fatto emergere dei risultati al riguardo, ma l’autore ha scelto di raccontare una storia più leggera e piacevole per far capire in modo più semplice la complessità del concetto in questione. Lo scrittore lega la vita di diverse donne, appartenenti alla stessa famiglia, vissute in secoli diversi e ognuna con il suo peculiare vissuto. I diversi capitoli non seguono un ordine cronologico, ma si passa da un secolo all’altro e da una protagonista all’altra, per cui il lettore deve saper cogliere tutti i dettagli che infine andranno a comporre il quadro completo di tutti i personaggi della storia e i legami che li interconnettono.
<<Il dolore che puoi sopportare mostra che tipo di moglie sarai>>, le aveva detto una volta ah-ma, indicando le sue stesse scarpe di loto. <<Dimostra che sarai in grado di lavorare sodo, di cucinare, dare alla luce molti bambini e prenderti cura di loro. La tua capacità di soffrire non fa che renderti più attraente agli occhi di un potenziale marito.>>’
Donne che in qualche modo sono sempre state delle schiave, dominate da qualcuno o non libere di vivere a loro piacimento, dolori e perdite che si ripetono nel corso dei secoli. Ma alla fine, l’ultima donna della generazione (ovvero colei che ha assorbito e rivive tutti i traumi delle donne delle generazioni precedenti), riuscirà a cambiare il finale della sua storia e a riprendere in mano la sua vita?
A voi scoprirlo. Buona lettura!
‘Dopo settimane di spettacoli con il tutto esaurito, Afong cominciò a stancarsi di quei riflettori sempre puntati addosso. Di quella routine senza fine. Delle migliaia di facce che la fissavano a bocca aperta, le sorridevano o ridevano di lei o, ancora, la lodavano ma senza conoscerla, cosa che non faceva che amplificare la sua solitudine. Di essere così famosa eppure così anonima o, come avrebbe detto Yao Han, dell’assurditá di essere lodata per le sue ali pur essendo tenuta in gabbia.’