“La sposa della seta”
Autore: Oswald Wynd
Traduzione di: Valeria Bastia
Casa Editrice: Garzanti
data di pubblicazione: 26 maggio 2022
pagine: 352
prezzo: 17,10 euro
Giappone, 1939. Un vento freddo scompiglia i capelli di Omiko Tetsukoshi, appoggiata al parapetto della nave. Sta tornando in Giappone, dopo cinque anni di studio negli Stati Uniti, e non vede l’ora di raccontare alla famiglia ciò che ha imparato in Occidente. Ma, quando fa scorrere il fusuma, trova una casa molto diver – sa da quella che ricordava: sua madre indossa un kimono tradizionale e la sorella minore ha rinunciato agli studi preferendo il matrimonio. Persino suo padre, proprio lui che l’ha incoraggiata a imparare la scrittura e la lingua inglese, ora vorrebbe darla in sposa al figlio del barone Sagami, rampollo di una prestigiosa famiglia che controlla il commercio della seta. Omi, invece, si sente a proprio agio solo quando indossa attillati abiti parigini e scarpe coi tacchi alti. Non ha paura di essere notata dai soldati che, sempre più numerosi, marciano per le strade di Tokyo. Ma quando il Giappone entra in guerra e la città diventa sempre meno sicura, non ha scelta: se vuole proteggere la sua famiglia, deve accettare la corte di Sagami e diventare una «sposa della seta». Ma Omi sa di essere molto più di una semplice moglie. Il suo paese ha bisogno di donne come lei, che hanno il coraggio di parlare con franchezza e sono capaci di prendere decisioni nei momenti difficili. La sua forza è come il fiore del ciliegio che germoglia dopo ogni inverno, aprendosi al vento dolce che richiama la primavera.
Dopo il successo di “L’albero dello zenzero”, un altro romanzo di Oswald Wynd è stato tradotto in italiano per la prima volta e ripubblicato da Garzanti.
“La sposa della seta” è un romanzo avvincente, nel quale risaltano le tradizioni giapponesi, i contrasti con l’occidente ed è ambientato nel 1939. Omi, la protagonista, torna in Giappone dopo 5 anni trascorsi in America dove intraprende e conclude un percorso universitario in un college.
Al suo ritorno però vede già dei cambiamenti in atto, sia nel suo paese ma in special modo nella sua famiglia. Quest’ultima infatti, pentitasi di aver concesso ad Omi la libertà di studiare in un paese straniero, cerca in tutti i modi di “rieducarla” e farle seguire i rigidi riti che la tradizione giapponese impone ai patrioti. Uno di questi è il matrimonio combinato alla quale lei è totalmente contraria. A seguito di diversi battibecchi, di comportamenti non dignitosi e ribelli verso la sua famiglia, fa conoscenza di alcune persone altrettanto ribelli come lei ma una serie di circostanze la conducono ad intraprendere il percorso imposto dalla sua famiglia.
Con stupore si renderà conto che il suo futuro marito è proprio affine a lei, quasi con la stessa mentalità e apertura verso l’occidente e alla fine decide di acconsentire al matrimonio.
<<Da quando sono partita, tu e mia madre siete cambiati molto. Anzi, si respira un’atmosfera diversa in casa. Quando l’hai costruita, hai detto che volevi riflettesse il meglio di due mondi, te lo ricordi? Eri orgoglioso dei pasti occidentali che preparava il nostro cuoco. Intrattenetevi sempre le mie compagne di scuola, e altrettanto facevano i loro padri con me. Eri di ampie vedute. Mi hai mandato a studiare in America. Adesso, invece, ti ritrovo a interpretare la parte del tipico maschio giapponese medio.>>
Mr Tetsukoshi sembrava sbigottito. <<Cosa?>><<É la verità. Stasera hai intrattenuto un ospite secondo la tradizione. Le donne di casa non potevano farsi vedere. È così che funziona, giusto? Perché adesso va bene? Non è la vita che conoscevo, questa. Mi tocca imparare tutto da zero. E non mi piace per niente. Nemmeno scoprire che stai pianificando il mio futuro senza consultarmi.>>’
Il libro mi è piaciuto molto, anche di più rispetto a “L’albero dello zenzero”.
Al di là di questo, “La sposa della seta” mi ha fatto riflettere molto sul tema delle tradizioni di alcuni paesi.
Le tradizioni, per essere eseguite correttamente, devono seguire delle regole molto limitanti, quasi di imposizione/dittatura che non permettono alle persone di fare delle scelte personali proprio perché influenzate da queste tradizioni.
In contrapposizione, vi sono persone che invece le evadono, hanno un’apertura mentale verso le novità o i cambiamenti e sono quindi libere da certe imposizioni.
Con ciò non voglio dire che le tradizioni siano nocive; al contrario, le tradizioni vanno in contrasto con la novità e l’innovazione.
A mio parere, bisognerebbe dare il giusto peso ad entrambe le vie a seconda delle situazioni che viviamo e non sceglierne solamente e tassativamente una delle due. Voi che ne pensate?
Ringrazio la Casa Editrice per la copia del romanzo
Per acquistare il libro cliccate sul link in basso