Ruth Emeraldine ha una missione: aiutare coloro che soffrono di disturbi mentali. Da quando suo fratello, reduce della Grande Guerra, si è tolto la vita, non ha mai smesso di domandarsi se, con il giusto aiuto, avrebbe potuto essere salvato. L’incontro con un affascinante medico, il dottor Robert Apter, un giovane e brillante studioso delle tecniche più all’avanguardia nella cura delle malattie mentali, sembra scritto nel destino. Ruth si innamora perdutamente di Robert, e accetta di sposarlo così da affiancarlo e sostenerlo nelle sue sfiancanti sessioni di lavoro, durante le quali sperimenta un trattamento che – entrambi ne sono convinti – rivoluzionerà per sempre la medicina: la lobotomia. Con il passare del tempo, però, l’intervento non sembra portare i risultati sperati, anzi. Molti pazienti perdono la vita, ma Robert sostiene che sia un male necessario per perfezionare la cura. Dopo l’ennesimo fallimento, Ruth comincia a sospettare che il marito non sia motivato dall’interesse per i malati, ma solo da una folle quanto spietata ambizione. E così, quando a una nuova giovane paziente, Margaret, viene prescritta la lobotomia, capisce che è arrivato il momento di opporsi. E quella decisione cambierà il corso della sua e di molte altre vite. Ispirato alla vita del neurologo Walter Jackson Freeman II, il medico statunitense che lobotomizzò migliaia di pazienti.
Ruth, moglie di Robert, dirige un importante ospedale psichiatrico di proprietà della sua famiglia e resta immediatamente affascinata da questo carismatico, brillante, studioso e lo asseconda in ogni sua scelta e iniziativa a favore della medicina.
Robert inizia a praticare la lobotomia con metodologia standard, per poi inventare il nuovo metodo transorbitale “con punteruolo da ghiaccio”.
La donna, il cui fratello si è suicidato di ritorno dalla guerra, è accecata dell’amore e dalla passione per la cura dei malati mentali e si fida ciecamente del suo compagno di vita.
Troppo presa dalla gestione burocratica dell’ospedale, non riesce più a incontrare i pazienti per verificarne i miglioramenti in seguito al trattamento, finché non incontra Margaret nel giardino di casa.
Quando comprende che il marito vuole lobotizzare una “semplice” madre di tre figli in profonda difficoltà, inizia ad indagare e ciò che scoprirà la porterà a tentare in ogni modo di far allontanare l’uomo dall’ordine dei medici.
Ruth si dimostra una donna forte, carica di amore per il prossimo, con una vera vocazione : salvare quante più anime possibili affette da disturbi mentali.
Quando mi è stato proposto questo romanzo da @librichepassionepuntoit, ho deciso di accettare la collaborazione perché da sempre sono affascinata (ed al tempo stesso impaurita) dalle malattie mentali.
Stiamo attraversando un momento storico in cui ansia e depressione sono spesso definiti “il male del secolo” e per fortuna molti autori stanno producendo libri che trattano l’argomento, permettendo ad ognuno di noi di aggiungere un nuovo tassello alle conoscenze che abbiamo.
Non vedevo l’ora di arrivare a leggere le note dell’autrice, per capire quanto di vero ci fosse all’interno di questo romanzo. Ne sono rimasta sconvolta, in realtà Robert è realmente esistito ed era Walter Freeman, neurologo e psicologo che eseguiva lobotomie pur non essendo un neurochirurgo. Negli Stati Uniti divenne molto famoso per il caso di Rosemary Kennedy e da lì esegui migliaia di lobotomie.
Questa pratica perse il supporto della comunità medica negli anni ‘50 e venne sostituita da un farmaco antipsicotico. Freeman perse la licenza e passò il resto della sua vita in viaggio per visitare vecchi pazienti.
Un romanzo interessante, che mi ha catturata fin dalle prime pagine e cosa ancora più importante mi ha profondamente incuriosita. Sono sicura che andrò a documentarmi ulteriormente sull’utilizzo di questa pratica e sugli importanti progressi della medicina in questo campo.
“La moglie del lobotomista”
Autrice: Samantha Greene Woodruff
Traduzione: Elena Vaccaro
Casa Editrice: Newton Compton
data di pubblicazione: 11 Ottobre 2022
pagine: 288