“La bambina sputafuoco”
Autrice: Giulia Binando Melis
Casa Editrice: Garzanti
Genere: autobiografico
data di pubblicazione: 10 Febbraio 2022
prezzo: 15,96 euro
pagine: 336
Se ascoltassimo il bambino che è in noi, la sua fantasia ci tirerebbe fuori da tutti i guai. “Io mi chiamo Mina e mi piacciono molte cose: i denti di leone, il tonno in scatola, i libri, la ricotta, le lucciole e soprattutto i draghi, e le fiamme che escono dalla loro bocca. I draghi nessuno li uccide, sono fortissimi, e per questo io mi sento una di loro, infatti la prima volta che ho visto Lorenzo non mi sono neanche spaventata. Lui era infuriato, urlava forte e mi ha lanciato un’occhiataccia. Ma io lo so che era solo molto arrabbiato, come me. Stare qui non ci piace per niente e questo è stato un ottimo motivo per diventare amici. Insieme facciamo sul serio. Siamo davvero due brutti ceffi e di fronte a noi se la danno tutti a gambe, perfino la paura. Contro di lei usiamo l’immaginazione, che ci fa vincere sempre. Che ci fa sentire forti e coraggiosi. E di coraggio ne abbiamo bisogno, per mettere a punto il nostro piano segreto. Un piano di fuga coi fiocchi. Perché io e Lorenzo dobbiamo scappare. Andarcene via dall’ospedale dentro cui viviamo ormai da troppo tempo e raggiungere il mondo fuori. Perché quando rivedremo il cielo ogni cosa cambierà. Perché quando siamo insieme non ci batte nessuno.” Ci sono esordi che risuonano per molto tempo nel cuore di chi li legge. È così per “La bambina sputafuoco”, venduto in tutt’Europa. Noi siamo Mina quando ascoltiamo il bambino che abbiamo dentro. Quando lasciamo che la fantasia ci faccia da guida. Quando ci fidiamo di un’amicizia vera, che non ci fa sentire soli. Tratto dall’esperienza dell’autrice, questo romanzo insegna come il potere dell’immaginazione possa tirarci sempre fuori dai guai.
“Una lucciola! Lo so ma statti fermo, dico. Lui si sdraia ma gli esplodono gli occhi. la seguiamo mentre vola e lampeggia, io abbasso le palpebre a intermittenza: quando è spenta le chiudo e quando è accesa le apro così tutte le volte che la guardo è luminosa. Poco dopo ne arriva un’altra e la raggiunge , si avvicinano alle nostre pance , hanno sentito i fiori. Si avvicinano da tutte le direzioni, sono tante, così piccole che anche quando passano sulle nostre facce non fanno nessun rumore. Si posano sui denti di leone per qualche istante, poi volano via. Mangiano sopra di noi, forse mangiano pezzi di noi e poi ci spargono nell’aria.”
Buongiorno cari amici,
Ho appena terminato questo romanzo con le lacrime agli occhi e spero che queste poche righe basteranno a trasmettervi le emozioni forti che ho provato.
Martina è malata di tumore e viene ricoverata per le cure all’ospedale Regina Margherita sito in Torino.
Tra una chemioterapia e l’altra ha la possibilità di confrontarsi con gli altri pazienti ed il personale ospedaliero.
Tra le mie figure preferite rientra sicuramente quella del prete, il cosiddetto Signore del Tonno (soprannome datogli dalla bambina) che in modo molto delicato spiega a Martina quale sia il suo ruolo all’interno di un ospedale, dividendosi tra battesimi gioiosi e dolorosi “ultimi saluti”.
Vi riporto questo stralcio di conversazione con una vicina di stanza :
<<Mi chiede Lo sai cos’è l’estremo saluto?
Si, l’ho studiato per la comunione.
Il prete è qui per questo. Tira giù le gambe dalla poltrona. Otto volte su dieci è qui per questo.
Le incrocia, questa volta a terra. Dice Io non lo voglio che passi da me, né prima né dopo. Si gratta la fronte. Non voglio vederlo capito?>>
Durante la narrazione la giovane protagonista instaura un’amicizia speciale col vicino di stanza Lorenzo e grazie alla loro forte immaginazione si aiuteranno a vicenda per superare i terribili giorni che seguono la chemioterapia, viaggiando tra draghi e eroi.
La loro fantasia è senza confini ed i giorni scorrono più velocemente, consolidando questo forte legame che nelle ultime pagine del libro commuove toccando l’anima.
Fondamentali per Martina saranno anche la vicinanza costante (pur da lontano) della sorellina Olivia, le lettere dei compagni di scuola e delle maestre, i regali affettuosi dei nonni e la costante presenza al suo capezzale dei genitori.
Che dire?
Grazie a Giulia per avermi resa partecipe di questa tua personale esperienza e per avermi confermato quanto la salute delle mie due adorate bambine sia la cosa più importante al mondo.
Ho avuto molta paura nell’avvicinarmi a questo romanzo, perchè già di mio sono una gran fifona e temevo di immedesimarmi troppo nel ruolo dei genitori.
Avrei commesso un terribile errore a fermarmi solo per quest’ultimo motivo!
In queste pagine sei riuscita a raccontare con serenità e anche ironia un’esperienza dolorosa e triste che colpisce molte famiglie e mi hai fatto capire quanto di più si possa fare per sostenere strutture come il Regina Margherita (ci sono passata davanti per anni andando all’università dicendo ogni volta una preghiera per i bambini ricoverati).
Vi prego amici lettori, non perdetevi questo romanzo, non può che arricchirvi!
Ringrazio La Casa Editrice per la copia del romanzo
Per acquistare il libro cliccate sul link in basso