“Villa Ventosa”
Anne Fine
titolo originale: In Cold Domain
traduzione di: Olivia Crosio
Casa editrice: Adelphi
data di pubblicazione: Aprile 2000
pagine: 211
prezzo:13,30 euro
I numerosi lettori di «Lo diciamo a Liddy?» sanno che nessuno più di Anne Fine ha la sovrana capacità di raccontare i legami familiari, soprattutto nei loro aspetti sordidi e inconfessabili. Questa volta al centro non c’è solo un gruppo di parenti, ma un luogo che in qualche modo è l’emblema di tutti loro: Villa Ventosa, una dimora di campagna circondata da un incantevole parco che viene sistematicamente devastato dalla furia della padrona di casa, l’eccentrica Lilith Collett, che nella sua vita ha detestato ogni istante in cui ha dovuto essere madre. Ma per i quattro figli viene il momento della rivolta, complici l’omosessualità di William e il promesso sposo di Barbara, un seducente cameriere spagnolo dall’improbabile nome di Miguel Ángel Arqueso Algarón Perz de Vega. Tanto basta perché si scateni una trascinante sequenza di eventi comici, dove l’arte di Anne Fine ci induce ad appassionarci ai segreti e alle disavventure di tutti i membri della famiglia senza che quasi ce ne accorgiamo, avvinti come siamo dalla pirotecnia di equivoci, ricatti e doppi giochi che scandisce ogni pagina.
Villa Ventosa è apparso per la prima volta nel 1994.
“Casa è dove abitiamo con il cuore”
“Villa Ventosa” è un romanzo che parla di diatribe familiari, di segreti celati, di rapporti umani e di come un luogo possa destabilizzare il percorso dell’esistenza delle persone che lo hanno abitato.
“Villa Ventosa” è la protagonista principale delle storia, intorno ad essa si intrecciano le vite della signora Collet e dei suoi quattro figli: Barbara ,Gillyflower, Tory e William.
Tra i quattro figli i più legati alla villa sono Barbara e William, per questo motivo Barbara vuole organizzare il suo imminente matrimonio nel giardino dove è cresciuta; questa decisione scatena la furia della madre che si mostra indisposta ad accettare l’idea della figlia, rifiutandola senza pensare al dolore che avrebbe recato alla ragazza.
La signora Collet non si è mai dimostrata una madre affettuosa, anzi, il suo comportamento nei confronti dei quattro figli è stato sempre freddo ,distaccato , anaffettivo ma nonostante fossero abituati a quel comportamento ogni volta che veniva fuori a loro causava grande sofferenza.
“Lilith aveva sempre odiato ogni singolo istante della maternità. E la cosa era andata peggiorando, un po’ come una tremenda forma allergica; e a un certo punto, qualunque cosa dovesse fare, il solo fatto di essere lei il perno della famiglia gliela mandava per traverso, colmandola di rancore.”
A questo punto ,vista la situazione, Caspar compagno di William per risollevare gli animi di tutti e uscire da quella situazione in modo indenne propone di organizzare il matrimonio al Partridge il ristorante adiacente a Villa Ventosa.
Caspar non solo suggerisce la location del matrimonio ma si offre anche di pagarne il conto, dato che Barbara non si sarebbe mai potuta permettere di pagare un ristorante così di lusso
La decisione era stata presa, quindi per tutti il problema era stato risolto… apparentemente!
Tuttavia, nessuno dei quattro figli era al corrente dei piani della madre, l’unico ad averlo scoperto per caso è Caspar che non disse mai nulla.
La signora Collet aveva nuovi progetti per Villa Ventosa e li aveva tenuti per sé ,perché sapeva che i figli non avrebbero approvato la sua decisione.
“Nessuno se ne rendeva conto, ma le persone della sua età coltivavano ancora dei sogni. E il suo stava per realizzarsi.(…)
Poteva diventare generosa, adesso. Poteva diventare gentile, altruista e amorevole. Avrebbe potuto essere Madama Indulgenza per tutta la vita, se non fosse rimasta intrappolata nei panni della signora Collet. Ma tra tre settimane sarebbe iniziata la sua nuova vita.”
E mentre i preparativi per il matrimonio procedono William si rifugia nei ricordi di Villa Ventosa, ripensa alla sua camera e a come fosse bello un tempo il giardino di Villa Ventosa e di come sua mamma lo abbia deturpato sradicando una pianta o dei fiori per calmare i suoi nervi. Quel giardino rappresentava lo stato d’animo della signora Collet e per lui quella vista era un colpo al cuore, sua madre non poteva immaginare il dolore che provava nel guardare quel giardino devastato.
“Solo un giardino. Scricchiolio di foglie. Alito di fiori. Turbine di canti di uccelli. E il luccichio dell’aria sul viso. Solo un giardino. Le lacrime gli rigavano le guance, ma stavolta era per sé che provava dolore e rimpianto. All’improvviso vide, con crudele chiarezza, che negli ultimi trent’anni quel terreno era stato come averlo sopra. Lo schiacciava, tentava di soffocarlo: un’odiosa ombra scura che defraudava la sua infanzia e la sua fanciullezza di ogni raggio di luce. Aveva passato tutta quella vita di merda a preoccuparsi per un giardino…”
Finalmente il tanto atteso giorno del matrimonio è arrivato e inconsapevolmente quel giorno rappresenta per tutti loro un nuovo inizio. Il principio di una nuova esistenza e una nuova consapevolezza nei confronti della priorità della vita.
“Villa Ventosa” tratta un argomento che riguarda un po’ tutti “i legami familiari” tutti noi sappiamo che i rapporti, specialmente quelli più stretti a volte si rivelano più complicati e che a ferirci di più sono proprio le persone a noi più care.
Una lettura che fa riflettere sul ruolo di genitore: è giusto che arrivati a una certa età i genitori, quando i figli sono indipendenti abbiano voglia di riscatto? Che debbano pensare più a loro stessi mettendo in primo piano i loro bisogni, o debbano fare da spalla ai figli per tutta la loro esistenza?
Altro argomento trattato è l’omosessualità e di come sia difficile a volte per un genitore accettarla.
Una storia avvincente, che tiene il lettore incollato alle pagine, una narrazione scorrevole, l’autrice ha una capacità eccezionale nel descrivere gli stati d’animo di tutti i personaggi è un libro che avrei letto all’infinito.
Una storia che ci porta a riflettere sui legami e sul perché a volte siano così complicati (forse perché c’è poca comunicazione? Oppure pensiamo che dalle persone a noi care sia tutto dovuto?)
Consiglio questo libro ai lettori a cui piacciono le diatribe familiari e a chi amato l’altro libro dell’ autrice “Lo diciamo a Liddy?”.
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