Sinossi
I tempi supplementari sono tempi di grazia, nel calcio come nella vita. Quando la superiorità dell’avversario è schiacciante si cerca di coprire la porta fino al fischio finale, e, nel frattempo, si spera: si spera di limitare la sconfitta facendo almeno un goal, si spera che un pallone cada in avanti, quanto basta da far partire l’improbabile contropiede di un mediano; si spera di resistere fino alla fine. E allora si va ai supplementari. Giacomo e i suoi amici vanno tutte le estati al mare in colonia, con le suore, nella pineta di Marina di Grosseto. Quando raccolgono la sfida dei ragazzi di un’altra colonia, inizierà una partita di calcio che durerà per cinquant’anni.
Recensione
La prima cosa che si prova una volta che si è finito di leggere TEMPI SUPPLEMENTARI, di Otello Marcacci, Edizioni Ensemble 2020, è nostalgia. Nostalgia di qualcosa di apparentemente indefinibile. Forse dei personaggi che ti hanno accompagnato nelle 350 pagine del libro, forse del tempo che hai visto scorrere in esse, dell’energia che scaturiva dall’amore e dal legale amicale che legavano Giacomo e i suoi compagni di vita. O forse semplicemente nostalgia di casa.
Ecco, credo che sia proprio questo la forza del testo di Otello Marcacci, la nostalgia di casa, quel tipo di emozione che ti prende alla pancia e ti fa sentire addosso tutta la malinconia del mondo ma allo stesso tempo anche una profonda sensazione di benessere. Qualcosa che ti arpiona a tradimento il cuore e non lo molla più. Tipico Marcacci’s style.
Tempi Supplementari racconta la storia di un gruppo di ragazzini di una colonia maremmana negli anni settanta, il Sacro Cuore, gestito in modo moderno da una suora emancipata capace di accogliere i diversi, che accetta la sfida di un’altra parrocchia “Il Cottolengo” che invece adotta criteri molto più rigidi e tradizionali per essere ammessi nel loro gruppo. Si capisce subito che non è solo una partita di calcio ma c’è qualcosa di più grosso in ballo. Uno scontro di culture che non può finire quell’anno. Infatti la partita per una serie di eventi casuali verrà ripetuta di nuovo nel 1999 ed infine ai giorni nostri dagli stessi protagonisti. Il libro racconta la vita dei principali elementi delle due squadre nel tempo descrivendo con dovizia di particolari come eravamo allora, la società del tempo, mostrandone i colori ma anche i limiti e confrontandoli con quelli di oggi, passando per i gloriosi anni novanta.
Siamo cresciuti o ci siamo involuti? Sembra chiederci Marcacci.
Il romanzo è come spesso capita con i testi di Marcacci anche piuttosto divertente ma quello che mi ha colpito è la mancanza di effetti speciali, di colpi di scena inaspettati. Ed è segno di grande maturità artistica riuscire a farli arrivare lo stesso al lettore ma soltanto vedendo e descrivendo le vicende quotidiane dei protagonisti. In questo è un romanzo sincero. Niente di artefatto ed è forse il complimento migliore che potrei fare ad uno scrittore.
Certo il mondo visto con gli occhi di Marcacci è un mondo ambiguo, faticoso, dove tutti hanno qualche ragione da fare valere e qualche interesse da difendere. A volte potrà persino spiacere per il suo cinismo ostentato ma mi par di aver capito che intendesse dirci che non ci si deve preoccupare di distinguere sempre tra buoni e cattivi senza pensare alle conseguenze. Esistono i conflitti e quelli vanno risolti senza cercare necessariamente i colpevoli. La lezione di Tempi Supplementari è, ammesso che ce ne sia una, quella che rinunciare alla pretesa di essere detentori di una verità assoluta non vuol dire essere completamente privi di verità, come se non esistesse. Vuol dire prendere atto che i punti di vista sono tanti e tutti meritano di essere tenuti in considerazione. La realtà che ci circonda è sfuggente e non è dotata di un senso univoco e tanto meno di un valore assoluto. Non si tratta quindi di estrarre un senso alla realtà ma di darle un significato e un valore umano. E per fare questo il libro di Marcacci io credo che aiuti. Perché a me pare che quello che Tempi Supplementari voglia dire alla resa dei conti sia molto aristotelico e cioè che la vita di successo o anche quella facile non basta per raggiungere la felicità. Perché noi siamo essere divini e solo indagando la conoscenza anche e soprattutto di noi stessi possiamo trovare quella più piena.
Consiglio di leggerlo