“Il quaderno delle parole perdute”
Autore: Pip Williams
Traduzione di: Stefano Beretta
Casa editrice: Garzanti
genere: romanzo storico
data di pubblicazione: 20 maggio 2021
pagine: 432
prezzo: 17,00 euro
TRAMA
Oxford. Lo Scriptorium nel giardino segreto è il luogo preferito della piccola Esme. Lì, nascosta sotto un immenso tavolo di legno, ruba parole scritte su bianchi fogli. Parole che il padre lessicografo scarta mentre redige il primo dizionario universale. Più Esme cresce, più capisce che le definizioni che non compariranno nel lemmario ufficiale hanno qualcosa in comune: parlano delle donne, del loro modo di essere, delle loro esperienze. Parlano della sorellanza, dell’amore che non è solo possesso, dell’essere compagne in una lotta comune. Escluderle significa non dar loro una voce, guardare il mondo da un unico punto di vista, soffocare possibilità e speranze. Eppure c’è chi fa di tutto per farle scomparire per sempre. Anni dopo, Esme è determinata a fare in modo che questo non accada. Per tutta la vita ha collezionato quelle parole con l’intenzione di proteggerle, perché ha un sogno: scrivere un dizionario delle donne, che restituisca a ciò che è andato perduto il rispetto che merita. Per farlo deve combattere contro chi non la pensa come lei. Ma a darle coraggio ci sono tutte le donne che da secoli non aspettano altro che far parte della storia e non essere dimenticate. Un romanzo che, prendendo spunto dalla storia vera della nascita dell’Oxford English Dictionary, scrive un inno all’importanza delle parole e dei libri. Un inno al diritto delle donne di rivestire un ruolo centrale nella cultura e nella società. Una storia che unisce al fascino intramontabile dell’ambientazione accademica di Oxford e Cambridge un messaggio di potente attualità.
‘Certe parole sono più importanti di altre: questo ho imparato, crescendo nello Scriptorium. Ma mi ci è voluto parecchio tempo per capire perché.’
Il libro di Pip Williams è una storia di fantasia che conduce il lettore a riflettere sul lavoro di stesura del dizionario, sulla selezione delle parole e su quante di queste venivano scartate. Parole che Esme scopre piano piano nel corso della sua vita, crescendo e conoscendo il mondo in tutte le sue sfaccettature.
“<<Rendete vere le parole>>. […] <<Preferisco dire che do loro sostanza; una parola vera è una parola che viene pronunciata a voce alta e significa qualcosa per qualcuno. Non tutte riescono a finire su una pagina. Ci sono parole che sento pronunciare da sempre e che non ho mai messo in stampa.>>”
Una volta grande, avendo raccolto molte parole ‘scartate’ dal dizionario a cui lavorava il padre, decide di dar loro voce come iniziarono le donne a ribellarsi per ottenere i propri diritti.
‘Le cose stanno cambiando. Le donne non devono vivere secondo le regole stabilite da qualcun altro. Possono fare delle scelte, e io scelgo di non passare il resto dei miei giorni facendo quello che mi viene detto e preoccupandomi di cosa penserà la gente. Questa non è vita.’
Un racconto che mette in luce la forza e la costanza delle donne, spesso messe da parte o non considerate per lavori che una volta erano solo per uomini per motivi insensati. Onestamente mi ero creata delle aspettative diverse all’inizio, leggendo solo un riassunto del libro, ma sono rimasta delusa dallo stile di scrittura e dall’evoluzione del racconto. Penso che sia troppo lungo per ciò che ha da raccontare e se fosse più alleggerito e scorrevole lo avrei sicuramente apprezzato molto di più. Penso inoltre che alcune parole siano state “scartate” per ovvi motivi (uno di questi è il fatto di essere parole volgari, nonostante facciano parte del gergo parlato).
‘<<Le parole ci definiscono, ci spiegano, e, in determinate occasioni, servono a controllarci o a isolarci. Ma cosa succede quando le parole pronunciate non vengono registrate? Che effetto ha su chi pronuncia quelle parole?>>’
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Ringrazio la casa editrice per la copia omaggio