Recensione “Billie Holiday” La signora canta il blues


Billie Holiday. La signora canta il blues
Casa Editrice: Feltrinelli
genere: biografico
data di pubblicazione: 1 giugno 2002 (la mia copia è molto più vecchia)
pagine: 260


“La mamma e il babbo erano ancora due ragazzi quando si sposarono. Lui aveva diciott’anni, lei sedici, io tre”. Dagli slums di Baltimora ai café society di New York, dagli studi di registrazione alle galere americane, dalla violenza del razzismo subìto all’affrancamento ottenuto attraverso il successo nel mondo dello spettacolo, dalle frequentazioni eccellenti all’inferno della dipendenza dalla droga, Billie Holiday insegue sempre un sogno di dignità umana, di qualità dell’esistenza puntualmente contraddetto dalla realtà. L’unico ambito in cui questa fatica di vivere e di combattere trova sublime compimento è la musica, e tutto il mondo sa quanto la voce di Billie Holiday testimoni vertigini di sensibilità che vanno oltre le canzoni.


“Billie Holiday: La signora canta il blues” è un’autobiografia che offre un’intima e toccante panoramica sulla vita di una delle più grandi icone della musica jazz, Billie Holiday. Pubblicato da Feltrinelli, questo libro ci guida attraverso le luci e le ombre di un’esistenza segnata tanto da straordinarie performance musicali quanto da profondi traumi personali.

La narrazione è diretta e senza filtri, rispecchiando perfettamente il carattere audace e indomito di Billie. La storia inizia raccontando i difficili anni dell’infanzia , vissuti in una famiglia disgregata e in un ambiente di estrema povertà. Questi anni formativi furono cruciali nel plasmare la sua visione del mondo e la sua arte. Con cruda onestà, Billie racconta dei suoi primi incontri con il razzismo, delle ingiustizie subite, e delle lotte per la sopravvivenza.

Man mano che la storia procede, entriamo nel cuore della carriera musicale di Billie Holiday. I racconti dei suoi esordi nei club di Harlem, delle sue collaborazioni con leggende del jazz come Lester Young e Count Basie, e delle sue iconiche registrazioni, offrono uno spaccato vibrante della scena musicale dell’epoca. Tuttavia, il successo artistico è spesso oscurato da difficoltà personali: dipendenze, relazioni tumultuose, e l’inesorabile persecuzione da parte delle autorità.

Uno degli aspetti più interessanti del libro è la riflessione di Billie sulla sua arte. La cantante non vedeva la musica semplicemente come una carriera, ma come un modo per esprimere le emozioni più profonde e le esperienze più dolorose della sua vita. Ogni canzone, ogni nota, è un grido di dolore o un sussurro di speranza. Come la bellissima canzone “Stranger Fruit” che vi consiglio di ascoltare.

Il libro contiene aneddoti personali e storie dietro le quinte che rendono la figura di Billie ancora più umana e accessibile. Le sue interazioni con altre icone della musica e della cultura del tempo, i suoi viaggi, le sue lotte quotidiane, tutto contribuisce a dipingere un quadro vivace della sua vita.

La voce di Billie Holiday risuona potente e chiara attraverso la potenza della sua voce, condividendo un dolore incommensurabile, e una resilienza che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica.

Chi mi segue conosce i miei gusti letterari e sa che le biografie sono tra i miei generi preferiti. Per questo motivo, consiglio questo libro agli appassionati del genere.
Sebbene lo stile di scrittura non sia tra i più raffinati, ho apprezzato profondamente il valore della vita di questa grande artista.





Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.