Prossima uscita Newton Compton: “Una romantica estate in campagna”

Dal 15 Luglio 2021
in tutte le librerie e on-line
preordinabile

Lasciati guidare dal cuore verso l’inizio di una nuova stagione
L’infermiera veterinaria Helen Steer adora il suo lavoro al rifugio per animali Animal Ark. Con l’estate alle porte, è convinta che le cose non potrebbero andare meglio. Questo fino a quando la sua migliore amica non parte per un viaggio avventuroso, lasciando Helen inaspettatamente gelosa: è sicura che la vita stabile con il suo ragazzo di sempre, Seb, sia davvero quello che vuole? Il nuovo affascinante veterinario, Toby Gordon, con il suo amore per gli animali, all’improvviso le sembra una prospettiva molto più eccitante. Ma proprio quando l’amicizia tra Helen e Toby comincia a diventare qualcosa di più, il destino si mette nuovamente in mezzo. Helen è convinta che la cosa più importante sia seguire ciò che le dice il cuore. Riuscirà a conquistare il suo lieto fine?

Una clinica per animali, un veterinario molto sexy e tanto divertimento per la commedia romantica dell’estate
«Ho riso, ho pianto e sono riuscita a evadere dalla realtà per qualche ora, in piacevolissima compagnia di questo fantastico libro.» 

«Una lettura adorabile, ambientazioni meravigliose.» 

«Il giusto mix di ironia e batticuore, un romanzo che merita un posto d’onore in libreria.» 

«La campagna inglese riesce a essere incredibilmente evocativa, rendendo la storia ancora più magica.»

Un ringraziamento speciale alla dottoressa veterinaria Sarah McGurk, membro del Royal College of Veterinary Surgeons
Alla vera Helen Steer, mia carissima amica

Capitolo uno

«Andato anche l’ultimo paziente», annunciò Helen Steer aprendo la porta della sala d’attesa del centro di soccorso Hope Centre. Per la clinica veterinaria Animal Ark, dove lavorava come infermiera, era stato un pomeriggio impegnativo. Dopo un lungo turno si concedeva sempre la gioia di portare Lucy, la sua labrador nera, a giocare con gli altri cani soccorsi dal centro.

Benché operativa già da due anni, la struttura sembrava appena inaugurata. Le travi che sostenevano il tetto a volta emanavano ancora un buon profumo di legno caldo e all’interno regnava sempre un gran senso di pace. L’enorme vetrata a sinistra dell’ingresso affacciava sull’erto versante della collina dove bianche e soffici pecore pascolavano tra le eriche.

«La signora Ballantyne è venuta a riprendersi Dylan alla fine?», chiese la bionda Mandy Hope, una dei veterinari dell’Animal Ark nonché proprietaria dell’Hope Centre, rivolgendole uno sguardo sorridente. Era china accanto a un piccolo terrier bruno dal muso nero dagli occhi simili a due bottoni luminosi. Si era ritirata prima dalla clinica per occuparsi del giro di visite serali, lasciando a Helen il compito di dimettere gli ultimi animali operati in giornata.

«Sì», rispose. Aveva congedato con un sospiro di sollievo l’irrequieto golden retriever, che dopo aver guaito per tutto il pomeriggio nella sua gabbia se n’era andato urtando con il gigantesco collare elisabettiano ogni singola sedia della sala d’attesa prima di centrare la porta. Helen non aveva affatto invidiato alla signora Ballantyne l’onere di tranquillizzarlo per la notte.

Mandy si alzò e rivolse lo sguardo al piccolo terrier con il muso all’insù. «Bravo, Bobby», disse. Gli diede il suo premio e il cane dimenò la tozza coda bruna sul pavimento.

«Lo porti fuori?», chiese Helen.

Mandy annuì. «Insieme a Flit», rispose. «Ci baderesti un attimo tu mentre vado a prenderla?».

Helen prese il guinzaglio con un sorriso. Nonostante il suo metro e settanta di altezza, si sentiva sempre così piccola accanto all’amica veterinaria che superava di netto il metro e ottanta. I suoi fluenti capelli castani e gli occhi nocciola, inoltre, erano in netto contrasto con i colori nordici di Mandy, ma entrambe condividevano l’amore per gli animali e la passione per il mestiere. «Ti aspetto fuori», disse.

Flit era una nuova arrivata all’Hope Centre, un affascinante esemplare di welsh collie con lo sguardo intelligente, un orecchio piegato da una parte e l’indole fin troppo esuberante. Helen sapeva che Mandy avrebbe perso un po’ di tempo a calmare l’agitata bestiola prima di liberarla dalla gabbia.

«Puoi tenermi anche Sky?», chiese la veterinaria aprendo la porta del suo box. «Vieni, bella». Helen udì un gran ticchettio di unghie sul lastricato mentre Sky, lo splendido collie di Mandy, balzava fuori dalla sua cuccia nell’angolo per precipitarsi incontro a Lucy, che attendeva paziente accanto alla porta.

Era una bellissima giornata estiva. Helen si avviò con i tre cani verso la recinzione. Avevano appena raggiunto il cancello, quand’ecco apparire Mandy con Flit. Alla vista dei suoi simili, il collie rizzò le orecchie e cominciò ad abbaiare.

La veterinaria si bloccò. «Seduta», ordinò all’animale in preda all’agitazione. Si inginocchiò al suo fianco e le mostrò un biscotto, che posò un attimo a terra prima di lasciarglielo mangiare. Non appena Flit si fu calmata, Mandy allentò il guinzaglio per consentirle di raggiungere gli altri cani. Varcarono il cancello tutti insieme. «Ora puoi sganciare Bobby», disse Mandy.

Helen obbedì. Il terrier dimenò la coda e le leccò una mano, poi partì al galoppo in direzione di Lucy e Sky che scorrazzavano nell’erba tra i meli.

Benché il sole fosse ormai prossimo al tramonto, faceva ancora molto caldo. In lontananza, il profilo roccioso del monte Axwith Tor svettava placido sotto la volta azzurra del cielo. Rimasta al loro fianco, Flit aveva il fiato corto quando si fermarono accanto al muretto che delimitava il confine del prato. Oltrepassarono la scaletta ricavata nella pietra e risalirono l’altura fino a una roccia dalla quale spuntava un arbusto contorto di biancospino.

Helen si arrampicò sul masso e puntò lo sguardo verso il paesino di Welford. Oltre all’Animal Ark e al cottage in cui Mandy era cresciuta, il campanile della chiesa si ergeva alto sui tetti in ardesia. Seguì con gli occhi la strada che risaliva la collina all’estremità del paese, punteggiata di fattorie dai nomi familiari, impressi nella sua mente: Upper Welford Hall, Old Dyke, Black Tor e Bleak Fell.

Ridiscesero il pendio. Ora Flit procedeva al passo, benché ancora sull’agitato. Giunti in prossimità del recinto, si mise a tirare il guinzaglio. Oltre il muretto, una mucca Jersey dal muso schiacciato e le ciglia lunghissime scrutava la combriccola con placida curiosità. Mandy si fermò e si accovacciò accanto al collie irrequieto. «È solo Fluffybonce», la tranquillizzò.

Anche il bovino rientrava tra i salvataggi dell’Hope Centre. Proveniva da una fattoria didattica di Sheffield che aveva chiuso i battenti dopo il pensionamento degli anziani proprietari. Gli altri animali erano stati accolti da un centro alla periferia di Leeds, mentre Fluffybonce era giunta da loro in compagnia di un mastodontico coniglio delle Fiandre di nome Lettuce.

«Non le hai ancora cambiato nome?», obiettò Helen. Ormai le battute su quel nome, “testona morbidosa”, che avevano affibbiato alla mucca si sprecavano. «Perché non Honey? O Bramble? O magari…».

«Fluffybonce le dona», insisté Mandy.

Helen alzò gli occhi al cielo, ma era impossibile discutere con lei. Sopra il pacifico musone, Fluffybonce ostentava un folto ciuffo a dir poco ridicolo. «Povera Fluffy», commentò.

Sulla strada comparve un furgone verde scuro che imboccò il viale d’accesso dell’Animal Ark. «È arrivato Seb», annunciò a Mandy, ancora china accanto a Flit.

Seb e Helen facevano coppia da un paio d’anni. Lo vide scendere dal furgone e fare un cenno con la mano, prima di sparire dietro il centro di soccorso. Un attimo dopo, riapparve al cancello del frutteto diretto verso di loro.

«Verrai alla festa per salutare Gemma?», domandò Helen a Mandy.

«Certo», rispose la veterinaria mentre si rialzava. «Sentirò la sua mancanza all’ufficio postale. Gemma sa sempre cosa succede in paese».

Helen rise. «Sa sempre cosa succede in paese» era un delicato eufemismo per dire che conosceva i pettegolezzi più succosi del momento.

Gemma Moss era la migliore amica di Helen. Lavorava all’ufficio postale di Welford da cinque anni, ma stava per concedersi una lunga vacanza estiva. «Proprio un’avventura straordinaria», aggiunse Mandy. «Girare la Francia a cavallo insieme alla cugina. Sei stata davvero generosa a prestarle Moondance».

Moondance era la cavalla di Helen, una giumenta grigia a sangue caldo alta un metro e sessanta al garrese. Helen l’aveva cavalcata spesso insieme a Gemma, ma ora l’amica l’avrebbe portata con sé in Francia e lei non l’avrebbe rivista per quasi tre mesi. «A Moondance piacerà», commentò ignorando la stretta al cuore. L’adorata cavalla le sarebbe mancata tanto quanto la preziosa amica Gemma. «E mi sono divertita ad addestrarla per il viaggio». Avevano fatto lunghe cavalcate nella brughiera in compagnia di Lucy, che scorrazzava al loro fianco.

«L’anno prossimo potresti partire tu per un trekking attraverso l’Europa», suggerì Mandy.

«C’è troppo da fare qui», rispose Helen scuotendo il capo.

«Questo è vero», ammise la veterinaria. «L’Animal Ark e l’Hope Centre subirebbero una brusca battuta d’arresto senza di te». Salutò Seb, che le stava raggiungendo attraverso il recinto. «Porto dentro i cani e vado a cambiarmi i pantaloni», disse poi guardandosi i jeans ricoperti di peli. «Vi raggiungo tra un minuto, così possiamo andare al pub insieme».

«Vieni, Lucy!», chiamò Helen. Il labrador le corse incontro e si accucciò ai suoi piedi. Helen le strofinò la morbida testa tonda. Era stata un’esperienza magica cavalcare Moondance per la brughiera con la sua cagnolona alle costole. Le accarezzò le orecchie lisce come seta. Con quel tempo magnifico, passare intere giornate a cavallo sarebbe stato il paradiso. Gemma era proprio fortunata, constatò.

«Un penny per i tuoi pensieri?». La voce di Seb interruppe le sue fantasticherie. Lucy si mise a scodinzolare.

«Cosa?». Helen alzò lo sguardo e strizzò gli occhi. Seb era di fronte a lei in un’aura di luce. I capelli biondo cenere tagliati a spazzola gli incorniciavano il viso dall’espressione dolce. Sorrideva, increspando gli angoli dei profondi occhi castani.

«Sembravi a chilometri da qui», spiegò. «Ti ho offerto un penny per sapere a cosa stai pensando». Le tese la mano e la aiutò a rialzarsi.

Helen sorrise. «Pensavo solo alla splendida estate che trascorrerà Gemma».

Seb si mise al suo fianco, puntò lo sguardo verso la valle e le cinse la vita. «Hai ragione», concordò. La attirò a sé e le diede un bacio sui capelli. «Vogliamo andare?», suggerì. «Non possiamo perderci la festa. Vieni, Lucy», chiamò, e insieme si incamminarono lungo il pendio erboso.

Dieci minuti più tardi, erano fuori dal Fox and Goose, un antico pub situato all’incrocio principale di Welford. Vasi di terracotta traboccanti di begonie ornavano i davanzali e una coppia di vivaci cesti pendeva ai due lati della porta d’ingresso di vernice nera. Attraverso le finestre aperte giungeva un brusio di voci sommesse, ma svoltando l’angolo verso il giardino furono accolti dalla musica. Scrosci di risate sovrastavano il cicaleccio della festa in pieno svolgimento.

«Helen! Mandy! Seb!». Gemma si precipitò ad accoglierli al cancello. Indossava il cappello più ampio che Helen avesse mai visto. Era di paglia, largo quanto la ruota di un carro e con la falda ornata di staffe e ferri di cavallo in miniatura. Gemma, gli occhi verdi scintillanti, allargò le braccia e si gettò al collo di Helen. «Grazie di essere venuti», gridò. «Seb!». Strinse forte anche lui. «Mandy!». Terzo abbraccio. «Jimmy viene?», chiese ritraendosi.

«Sarà qui a breve», rispose la veterinaria. «Dovrebbe staccare a momenti. Oggi pomeriggio c’è stato un addio al nubilato». Jimmy Marsh era il ragazzo di Mandy. Gestiva il Running Wild, un parco avventura Outward Bound nella periferia di Welford.

«È fantastico avervi tutti qui», disse Gemma. Cercò il marito con lo sguardo e gli fece un cenno. «Guarda chi è arrivato, Luke!».

Lui li raggiunse. Aveva una pinta di birra in mano e un sorriso raggiante sul viso scottato dal sole. Portava i lucenti capelli castani tagliati cortissimi. «Buon pomeriggio a tutti», salutò sollevando il boccale. «Posso portarvi qualcosa da bere?»

«Ci penso io», propose Seb. «Tu cosa prendi, Mandy?».

Lei rivolse lo sguardo alla porta aperta verso l’interno del pub. «Facciamo un Pimm’s?».

Helen si rese conto all’improvviso di avere una gran sete. «Idea grandiosa», concordò. Prese Gemma sottobraccio. «Ci fai compagnia, Gem?»

«Perché no?», accettò l’amica di buon grado.

«Allora ne prendo una brocca», propose Seb sorridendo. Era proprio dolcissimo, pensò Helen. Le ricordava quasi un cucciolo, con quegli occhioni adoranti e il desiderio di compiacere tutti. Lo guardò allontanarsi svelto verso la porta.

Strinse il braccio a Gemma. «Allora», disse, «pronta per la partenza?».

L’amica ridacchiò. «Sono pronta a tutto», rispose.

Il marito la osservava con espressione bonaria. «Tu che dici, Luke?», chiese Helen. «Non ti mancherà da impazzire?»

«Anche di più», replicò lui. «Ma alla lunga ne varrà la pena».

Mandy pareva perplessa. «In che senso?».

Il sorriso di Luke si allargò. «Be’, la prossima volta che partirò per una battuta di pesca, non potrà negarmelo», spiegò. «Ho tre mesi di gite a mio vantaggio. Possono bastarmi per tutta la vita, non vi pare?».

Gemma si imbronciò. «Non mi sono mai lagnata della tua ossessione per la pesca», dichiarò.

Luke scoppiò a ridere. «Il mese scorso sei andata su tutte le furie», le rammentò, ammiccando a Helen e Mandy.

La moglie lo fulminò con lo sguardo. «Non era per la pesca», obiettò. «Avevi intasato lo scarico del lavello con le tue putride scaglie di pesce. Ti saresti infuriata anche tu, vero Helen?».

Lei alzò le mani per trarsi d’impiccio. «Preferisco non immischiarmi nelle vostre liti all’aroma di pesce», replicò.

«Ehi, Mandy. Ehilà, Helen!». Il richiamo tonante risuonò alle loro spalle. Era Douglas MacLeod, più grosso che mai con la sua folta barba rossa e la chioma scarmigliata. Al suo fianco Susan Collins, cara amica di Mandy, pareva proprio minuta con il suo caschetto di capelli scuri e lisci. Sembravano entrambi al settimo cielo, notò Helen. Si frequentavano solo da Natale, ma si capiva al volo che erano fatti l’uno per l’altra.

«Dove hai lasciato Jack?», chiese Mandy all’amica. Jack era il figlio di cinque anni che Susan aveva avuto da una relazione precedente.

«Da mia madre», rispose lei. «Abbiamo pensato di approfittare della serata», aggiunse. Stringeva tra le dita un calice da champagne. «Oggi festeggiamo sei mesi insieme».

Douglas la cinse con un braccio e la attirò a sé. «I sei mesi più belli della mia vita», dichiarò con uno sfavillio negli occhi azzurri.

Con la coda dell’occhio, Helen scorse un movimento. Il cancello laterale si era aperto di nuovo per l’ingresso di Toby Gordon. Era l’ultimo acquisto nello staff veterinario dell’Animal Ark. Quella sera i suoi capelli, in genere perfetti, erano tutti arruffati e aveva il viso leggermente arrossato. Ciononostante, nulla riusciva a mascherare la notevole conformazione ossea che traspariva sotto la pelle liscia e abbronzata. Gli zigomi alti, il naso aquilino e l’innata sicurezza lo facevano spiccare anche nel cuore della confusione. Al confronto, Douglas MacLeod sembrava ancora più trasandato.

«Tutto okay?», chiese Mandy a Toby. «Te la sei cavata con quegli unghioni?». Era andato da Tom Hapwell a Twyford all’ora di pranzo, rammentò Helen. C’era voluto davvero tutto quel tempo?

«Più o meno», rispose lui, «ma ora ho proprio bisogno di una birra ghiacciata». Il suo tono era così serio che a Helen venne quasi da ridere.

«Sembri piuttosto provato in effetti», scherzò. «Quella mucca cattiva ti ha dato del filo da torcere?».

Toby la scrutò incredulo. «Se proprio lo vuoi sapere», spiegò, «la mucca in questione era la numero 272».

Gemma inarcò le sopracciglia. Luke, Susan e Douglas parevano altrettanto perplessi. Mandy invece sgranò gli occhi e Helen dovette considerare Toby con rinnovato rispetto. La mucca 272 era un bovino famigerato nella locale comunità agricola, noto per i poderosi calci alla testa sferrati a una velocità che al confronto Usain Bolt faceva la figura della lumaca. Un anno, al momento di partorire, aveva spedito il padrone dritto al pronto soccorso. Mandy e il padre Adam, anche lui veterinario, la trattavano sempre con il massimo riguardo. Se Toby era riuscito a pareggiarle gli unghioni senza rompersi un braccio o una gamba, era un vero e proprio miracolo.

Lucy Daniels è lo pseudonimo scelto da un collettivo di scrittori, autori di numerosi libri per bambini e per adulti. La Newton Compton ha pubblicato La piccola casa dei grandi amori e Una romantica estate in campagna.

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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga. Ha conseguito il corso di formazione "lettura e benessere personale come rimedio dell'anima"