“Mi chiamo Charles-Henri Sanson, sono nato a Parigi il 15 febbraio del 1739 e sono un boia. Un boia emofobico. Avete mai sentito parlare di enologi astemi, alpinisti acrofobici o politici balbuzienti? Immagino di no, ma proprio per questo vi risulterà agevole immaginare la mia tormentata infanzia. Infatti, quando il nonno di mio padre, il compianto Charles Sanson de Longval, fu investito del titolo subdolamente rassicurante di ‘Esecutore delle alte opere di Parigi’, il mio destino ne risultò inesorabilmente segnato”. Memorie di un boia che amava i fiori è un volume illustrato della collana Wunderkammer.
A Sebastian,
che affilò la lama della mia fantasia.
A tutti i boia che, come me, affilano la propria
Mi chiamo Charles-Henri Sanson,
sono nato a Parigi il 15 febbraio del 1739 e sono un boia.
Un boia emofobico.
Avete mai sentito parlare di enologi astemi, alpinisti acrofobici o politici balbuzienti ?
Immagino di no, ma proprio per questo vi risulterà agevole immaginare la mia tormentata infanzia. Infatti, quando il nonno di mio padre, il compianto Charles Sanson de Longval, fu investito del titolo subdolamente rassicurante di “Esecutore delle alte opere di Parigi”, il mio destino ne risultò inesorabilmente segnato.
Epistassi, ferite, abrasioni; qualsiasi causa porti alla fuga del prezioso fluido che ci abita è motivo di ansia e tachicardia. Tutto ha inizio con le palpitazioni, si evolve nell’aumento della pressione sanguigna, si dipana attraverso una sudorazione fredda e sfocia in un’incontrollabile crisi di panico che, nelle migliori delle ipotesi, culmina nel più umiliante degli svenimenti.
Capitò per la prima volta durante un infantile gioco tra bambini, quando a soli otto anni la mia graziosa cugina avvicinò l’orecchio al cavallo di suo padre, facendomi credere che la bestia le stesse suggerendo qualche simpatico scherzo. Il ronzino le strappò il padiglione destro, il sangue uscì a fiotti, mia cugina prese a strillare e io svenni.
Solo due giorni più tardi, zio Gerard ci obbligò ad assistere alla punizione del colpevole.
Le cose non cambiarono. Zio tagliò l’orecchio destro del cavallo, il sangue uscì a fiotti, mia cugina prese a strillare e io svenni.
Il fenomeno si ripeté innumerevoli volte. A scuola persi i sensi dopo che un mio compagno ferì un amico conficcandogli una matita nel braccio. Cadendo mi ruppi il naso.
Svegliandomi mi ritrovai coperto del mio stesso sangue. Svenni di nuovo. Quando, a soli dieci anni, nonno mi mostrò come si scuoia un coniglio, iniziai a ventilare prima che la bestia fosse appesa, boccheggiai guardandola scalciare e precipitai al suolo non appena le fu tagliata la gola. Sbattei contro un ceppo di legno, mi risvegliai senza un dente,
ma appresi che i denti, ben più clementi di ogni naso, non sanguinano.
Nicola Lucchi lavora come autore, sceneggiatore e copywriter. Vincitore e finalista di numerosi concorsi internazionali, si aggiudica il primo premio inediti del Festival Giallo Garda 2015, grazie al quale pubblica Da un inferno all’altro (Betelgeuse), suo romanzo d’esordio. Nel 2017, Edizioni EL pubblica Johnny il camaleonte, primo libro per l’infanzia seguito, nel 2019, da Il pallone di cuoio (Bacchilega Jr). Ha collaborato con riviste specializzate quali Nocturno, Mistero Magazine e Limina, per le quali si è occupato prevalentemente di cinema. Grande appassionato dell’età d’oro di Hollywood, pubblica nel 2019 Filastrocche dell’addio: sangue e lacrime in celluloide (Bakemono Lab), raccolta di filastrocche macabre nelle quali narra vita e morte di 17 divi del cinema classico americano. Attualmente vive e lavora tra Italia e Stati Uniti.
Memorie di un boia che amava i fiori è il nuovo volume della collana Wunderkammer. Testo di Nicola Lucchi, illustazioni di Stefano Bessoni, saggio sulla decapitazione a cura di Ivan Cenzi.