La Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, celebrata ogni 25 novembre, è un momento di riflessione e sensibilizzazione su un tema che, purtroppo, continua a essere una piaga globale. Questa data è stata scelta in memoria delle sorelle Mirabal, coraggiose attiviste della Repubblica Dominicana brutalmente assassinate nel 1960. La loro lotta per i diritti civili è diventata un simbolo universale per contrastare ogni forma di oppressione e violenza di genere.
Oggi, in tutto il mondo, questa giornata ci invita a unire le forze per dire basta a qualsiasi forma di abuso, che sia fisico, psicologico, economico o sessuale. È un invito a educare, prevenire e denunciare, ricordando che il silenzio non è mai la risposta.
La violenza contro le donne non riguarda solo chi la subisce direttamente, ma è una questione sociale che ci coinvolge tutti. Attraverso l’educazione e il dialogo, possiamo costruire una cultura basata sul rispetto reciproco, l’uguaglianza e la consapevolezza dei diritti umani.
La letteratura è uno strumento potente per comprendere e sensibilizzarci su questo tema, offrendo storie di coraggio e resistenza. Ecco alcuni libri che raccontano il dramma della violenza di genere e, al tempo stesso, la forza delle donne:
“Ferite a morte” di Serena Dandini
Una raccolta di monologhi che danno voce a donne vittime di femminicidio. Un’opera intensa che porta alla luce storie spesso invisibili.
” Triste tigre”
Triste Tigre è un libro potente e doloroso, il racconto di Neige Sinno, che ha trovato il coraggio di trasformare un passato di abusi in un’opera letteraria di profonda denuncia e riflessione. Violentata dal patrigno sin da bambina, l’autrice rompe il silenzio a diciannove anni, affrontando un processo pubblico e una lunga lotta per ricostruire la propria vita. Questa non è solo una testimonianza personale, ma una ricerca lucida e senza retorica per dare voce a chi vive nel “paese delle tenebre” dell’abuso. Con una scrittura incisiva e viscerale, Sinno esplora l’irreparabilità del danno, rifiutando il perdono e l’oblio, e intreccia il suo dolore con la forza del dialogo con i grandi autori della letteratura. Un libro che ferisce e illumina…
“Più ci rinchiudono, più diventiamo forti”
Più ci rinchiudono, più diventiamo forti è una testimonianza vibrante e coraggiosa firmata da Narges Mohammadi, attivista iraniana e Premio Nobel per la Pace 2023, attualmente incarcerata. Con una forza straordinaria, Mohammadi racconta le atrocità subite dai prigionieri politici nelle carceri iraniane, come la famigerata «tortura bianca», una forma disumana di isolamento sensoriale. Dalla sua cella, denuncia il regime e dà voce a dodici donne detenute, tra cui Nazanin Zaghari-Ratcliffe e Atena Daemi, che come lei hanno sfidato il sistema in nome della libertà e della democrazia. Un libro potente, che è insieme atto d’accusa e manifesto di resistenza per i diritti umani universali.
Stai zitta
Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un’ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.