Libri da leggere: Novità editoriali di Ottobre 2024

Con l’arrivo dell’autunno, sei pronto a goderti quelle serate perfette fatte di una tisana calda, una coperta avvolgente e un buon libro? Io non vedo l’ora! Fortunatamente, questo ottobre ci porta tante interessanti novità sugli scaffali delle librerie.

Tra le nuove uscite di ottobre 2024, troverai non solo i grandi ritorni che abbiamo atteso a lungo, ma anche tante voci fresche, sia italiane che internazionali, pronte a catturare la nostra immaginazione.

disponibile dal 29 ottobre 2024

C’è una piccola isola, nel mare interno di Seto, che ha la forma di un’elica e non piú di centocinquanta abitanti. Proprio lí, nell’ufficio postale di Awashima, vengono conservate tutte le lettere spedite a un destinatario irraggiungibile: un amore perduto eppure ancora presente, la ragazza che leggeva Kawabata su un autobus a Roma, l’inventore del fon, il giocattolo preferito d’infanzia, il primo bacio che tarda ad arrivare. Come messaggi in bottiglia, sono parole lasciate andare alla deriva che non aspettano una risposta. Perché scrivere può curare, tenere compagnia, aiutarci a decifrare il mondo, o la nostra stessa anima. «Tutto il senso dello scrivere queste lettere è, precisamente, scriverle».

Un romanzo felice, pieno d’incanto, sulla potenza della scrittura e sulla meraviglia che può nascere dalla fiducia nelle relazioni, anche quelle con gli sconosciuti.

Risa sbarca ad Awashima in un mattino freddo di primavera, con sé ha una sacca misteriosa gonfia di buste. L’isola è bellissima, piena di luce, ma si sta spopolando: le scuole chiudono e gli abitanti invecchiano. Eppure proprio lí c’è un minuscolo ufficio postale davvero unico. Raccoglie tutta la corrispondenza che, da ogni parte del Giappone e del mondo, viene imbucata ma non è possibile recapitare al destinatario. «Awashima è l’indirizzo che ha preso in carica tutti gli indirizzi perduti della terra». Risa si è offerta di catalogare le tantissime lettere arrivate in dieci anni all’Ufficio postale alla deriva (è questo il suo nome). Chi scrive al marito che non c’è piú, chi al proprio cuscino, chi chiede perdono a una lucertola a cui da bambino ha rubato la coda, chi si rivolge alla vecchia vicina di casa che gli leggeva libri quando era piccolo, chi manda cartoline alla madre che diventerà, augurandosi di saper trasmettere l’allegria. Un lavoro enorme, quello che si è presa in carico Risa, come setacciare l’oceano, ma lei lo fa per ragioni di cuore. Perché suo padre è un postino, e ha lavorato tutta la vita affinché neppure una lettera andasse perduta. Se dal padre ha imparato la dedizione e la tenacia con cui ci si può prendere cura delle cose e delle persone, l’eredità che le ha lasciato la madre è ben piú complicata. La sua è stata una madre intermittente, che conosceva parole magiche per evocare creature del bosco e il cui sguardo offuscato si accendeva all’improvviso su ciò che agli altri restava invisibile. Sua madre le ha insegnato la poesia e la curiosità verso ciò che è estraneo, perché «è dall’incontro con gli sconosciuti che può nascere lo straordinario». Ma ad Awashima Risa è venuta anche per un altro motivo, che finora ha tenuto segreto. Il sospetto – o la speranza – che tra quelle migliaia di parole d’amore, rimpianto, riconoscenza, biasimo e gioia, ce ne siano alcune indirizzate proprio a lei. Laura Imai Messina ha una capacità speciale, poetica e intensa, di cogliere la magia nascosta del mondo e raccontarcela. Ogni sua storia è un viaggio che ci porta lontanissimo, fin dentro i nostri piú intimi pensieri.

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disponibile dal 23 ottobre 2024

Il nuovo romanzo dell’autrice di La Piccinina, una storia per ricordare le donne che ci hanno spianato la strada.

Un omaggio alla Scala e ai suoi protagonisti. Un romanzo che vi farà vibrare al ritmo della musica e palpitare per le vicende delle sue eroine.

Dopo il successo di La Piccinina, Silvia Montemurro torna con un nuovo affascinante romanzo. Negli anni Trenta, quando la Scala è divenuta un teatro moderno grazie alla direzione di Arturo Toscanini, la sedicenne Violetta, nata da una relazione clandestina tra un ballerino italiano e una cantante francese, lavora per il costumista Caramba come sarta. La madre, che a suo tempo era cantante all’Opéra National de Paris, ha chiamato la figlia Violetta in onore del suo personaggio verdiano preferito (La Traviata). Da bambina, Violetta era stata una promettente ballerina, ma un giorno, durante le prove, viene spinta dalle scale e rimane zoppa. L’incidente sarà solo uno dei tanti misteri che seguiranno la vita di Violetta, di sua madre, della sorella Fiamma, che partirà più tardi per Parigi dove avrà una carriera da cantante lirica. Tra scontri politici (Toscanini contro Mussolini), indimenticabili serate di lirica (Turandot, Carmen, La Traviata…), scintillanti costumi di scena e amori che si accendono e finiscono tra orchestrali e ballerine, la vita della Scala attraversa il secolo con alti e bassi, il fascismo, la guerra, i bombardamenti. Ma il cuore del romanzo batte soprattutto con i sogni, gli amori, le delusioni, gli abbandoni delle sue magnifiche protagoniste: Violetta, Juliette e Fiamma, ma anche Gemma, Amelia, Caramba, Lorenzo… Seguiamo le loro vite con il fiato sospeso, mentre intorno a loro si muovono e splendono le meraviglie della Scala.

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Il nuovo, straordinario romanzo dell’autore del caso letterario internazionale La Biblioteca di Mezzanotte, più di un milione di copie vendute.

Quello che ci appare come magia è semplicemente una parte della vita che non comprendiamo ancora.

«Leggere un romanzo di Matt Haig è come scoprire una scala segreta. Appaiono nuove stanze da esplorare, e improvvisamente la disposizione del resto della casa assume molto più senso». The Guardian

Quando Grace Winters, insegnante di matematica in pensione, riceve in eredità da un’amica una casa cadente su un’isola del Mediterraneo, la curiosità ha la meglio su di lei. Arrivata a Ibiza, senza guida turistica e senza progetti per il futuro, Grace si imbatte in Alberto Ribas, un istruttore di immersioni chiassoso che i locali le hanno detto di evitare. Durante un’escursione in barca a mezzanotte con Alberto, dove lui promette di rivelare cosa è successo la notte in cui la sua amica è morta, Grace assiste alla misteriosa apparizione di una luce sott’acqua, La Presencia. Questo incontro le conferisce la capacità non solo di leggere la mente e muovere oggetti col pensiero, ma anche di vivere la vita al massimo. Dotata di queste nuove abilità, Grace si mette in viaggio per risolvere il mistero della morte dell’amica in cerca di risposte sulla sua vita. Ma per immergersi in quell’impossibile verità, Grace dovrà prima scendere a patti col suo passato. Piena di meraviglie e sfrenate avventure, ecco una storia di speranza che ci parla di come un nuovo inizio abbia il potere di cambiarci la vita.

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“Mi chiamo Pietro Gerber ma qui a Firenze, dove vivo da quando sono nato, tutti mi conoscono come l’addormentatore di bambini. Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l’ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. Non dovrebbe essere nient’altro che un sogno, ma allora… Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia? Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio.”

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Spinta dall’ostilità crescente del presidente Nasser verso gli ebrei, sul finire degli anni Sessanta la famiglia di André Aciman è costretta a lasciare Alessandria d’Egitto, abbandonando privilegi e ricchezza. Al molo di Napoli ad attendere André, sbarcato con un fratello più piccolo da tenere in riga e la madre sorda per cui deve tradurre ogni parola, è l’iracondo e avarissimo zio Claude, che vive a Roma già da anni e che affitta loro un improbabile appartamento in un quartiere popolare. Inizia così il racconto intimo e a tratti ironico con cui l’autore apre una finestra sulla sua eccentrica famiglia e sul periodo romano della sua vita. I mesi in via Clelia, caratterizzati dalla vergogna di doversi adattare a una vita umile, dalle fughe in biblioteca e dai pomeriggi nell’angusta cameretta dove affoga nei romanzi la nostalgia di casa, il senso di inadeguatezza e i dubbi sul futuro. Ma piano piano Roma gli rivelerà la sua bellezza e gli diventerà sempre più familiare: le corse in bicicletta a perdifiato per il centro storico, le tappe nelle librerie di fiducia, i pomeriggi a piazza di Spagna, le amicizie inaspettate. Soprattutto i baci, le serate al cinema, gli incontri fugaci e quelli rimasti sospesi, che proprio per questo hanno lasciato una scia di desiderio più intenso e struggente. E quando tutto sembra filare per il meglio (perfino l’amore!), sarà una lettera dell’Hunter College di New York a mescolare di nuovo le carte in tavola, e a portare André dove forse aveva sempre sognato.

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Da quattro anni Gabriele Bilancini non tornava a casa. Casa è il quartiere Tuscolano a Roma, dove è nato e vissuto insieme ai genitori, la sorella e una compagnia di amici inseparabili. Oggi Gabriele abita a Milano ed è tra i dieci designer emergenti più quotati al mondo. È uno che ce l’ha fatta: l’esempio perfetto di come si possa essere artefici della propria sorte. A credere in lui e a lanciarlo è stato Franco Zardi in persona, un guru del design mondiale, che ha riconosciuto in Gabriele la grazia del talento. Da quel momento, la sua vita si è trasformata, ha preso a correre a un ritmo frenetico alimentandosi di adrenalina e soddisfazioni, non ultima l’incontro e l’amore con Camilla, la figlia di Zardi. E ora, dopo quattro anni, torna. A casa tutto è rimasto identico, a partire dalla vita dei suoi amici, come se il tempo non fosse trascorso, stesse abitudini, stesse giornate – al posto della scuola il lavoro – che si concludono ai tavolini del bar del sor Antonio. L’abbraccio in cui lo avvolge il suo passato è la cosa più dolce e al contempo soffocante che potesse ricevere e lo costringe a prendere atto della frattura che lo abita. “Si vergogna della sua famiglia, della terra che lo ha allattato. Nel mondo che frequenta ora, quello dei ricchi, la nasconde come si nasconde un peccato. Da una parte le sue origini, dall’altra Milano e il suo presente di alto rango.” Quella che ha spinto Gabriele a disegnare è una passione vera, bruciante, su cui lui ha puntato tutto, uscendone vincitore. Eppure, una volta realizzato, il sogno non dà la felicità attesa. Cura poetica della lingua e potenza dei sentimenti si distillano con stupefacente limpidezza in un romanzo dal ritmo velocissimo. Mencarelli ci offre il quadro appassionante, la tranche de vie, di un quartiere della periferia romana che potrebbe essere una qualsiasi periferia, concreta ed esistenziale, in cui il protagonista coltiva un desiderio di esprimersi che non si appaga mai, un bisogno di appartenenza che non sa come incarnarsi.

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BENVENUTI A ERIS, UN’ISOLA CON UNA SOLA CASA, UN SOLO ABITANTE, UNA SOLA VIA D’USCITA

Benvenuti a Eris: un’isola con una sola casa, un solo abitante e una sola via d’uscita. Irraggiungibile dalla terraferma scozzese per dodici ore al giorno.
Un tempo era la casa di Vanessa: una famosa artista il cui marito, notoriamente infedele, è scomparso vent’anni fa.
Ora è la casa di Grace: un’anima solitaria, soddisfatta del proprio isolamento. Ma quando viene fatta una scioccante scoperta in una galleria d’arte a Londra, un visitatore si mette sulle sue tracce.
E i segreti di Eris minacciano di emergere…

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Dove Susan Knowles-Chester va, la morte la segue: questo pensano gli abitanti di Bridge Fowling ogni volta che la vedono incedere a passo svelto. E a quale capezzale la moglie del falegname stia portando i suoi servigi, quale corpo laverà e renderà bello prima che finisca sottoterra, davanti alla canonica del pastore Drayden. La prima volta era stata in una tiepida notte d’agosto, la convocazione dalla canonica era giunta improvvisa. Il pastore voleva che fosse proprio lei ad accompagnare l’amata moglie nell’estremo viaggio. Amata troppo, sussurra qualcuno, tutte quelle gravidanze, per una donna tanto gracile, alla fine l’avevano uccisa. Dopo quella prima morta, Susan aveva riconosciuto la sua vocazione, ed erano arrivate tutte le altre. Anche le figlie del pastore, a una a una, come i grani di un rosario. Tra loro, nel 1847, Eliza May, umbratile e meravigliosa creatura, che aveva riempito la sua vita grama di nubile indigente con la scrittura, nata come un gioco tra sorelle, un linguaggio segreto di bambine. Uno spazio di libertà selvaggia che aveva generato un unico, poderoso romanzo, pubblicato sotto pseudonimo maschile. Un’opera che aveva indignato i benpensanti, consegnandola nondimeno all’eternità. Ma noi conosceremo Eliza May Drayden solo nella turbolenta esistenza dopo la sua morte; in una sorta di passaggio del testimone tra chi l’ha conosciuta, amata, rimpianta, raccontata, celebrata, denigrata; sulle tracce di un taccuino che passa di mano in mano attraverso tre secoli senza mai concedere il suo segreto. Ispirata dalla vita di Emily Brontë e dal suo capolavoro “Cime tempestose”, Anjet Daanje ha costruito un romanzo immenso, febbrile, che ne contiene tanti altri, in un gioco di specchi che canta l’amore, la perdita, la sorellanza, il potere eterno della letteratura.

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Un vino che ha riposato sul fondale sabbioso del mare, cullato dalle onde. Adeline non aveva mai sentito parlare di nulla del genere. Eppure, da quando lo ha assaggiato, è cambiato qualcosa in lei. Forse perché a donarglielo è stata Miranda, l’anziana donna che un giorno, all’improvviso, si è presentata agli archivi del comune di Nizza, dove Adeline lavora, per avere informazioni su un figlio che credeva morto alla nascita. Miranda è certa di averlo visto, ormai adulto, ma non ha fatto in tempo a fermarlo. Adeline sa che non deve assecondare le sue richieste, che il passato è passato e va lasciato dov’è. Se lo ripete ogni giorno per non pensare ai genitori che l’hanno abbandonata neonata senza mai cercarla. Ora è una donna realizzata, non deve voltarsi indietro. Ma l’emozione e la disperazione che ha letto negli occhi di Miranda hanno smosso qualcosa dentro di lei. Deve aiutarla a trovare suo figlio. Da sempre affascinata dalla genealogia, Adeline è capace di frugare tra vecchi documenti e carte dimenticate per scovare un indizio; una ricerca in cui vorrebbe accanto a sé Damien, l’assistente sociale che le ha insegnato a guardare avanti e a medicare le proprie ferite. Ma lui ha paura che indagare le origini di una famiglia possa farle troppo male. Adeline ne è consapevole, ma qualcosa di speciale la lega a Miranda. Quello che non sa è che le famiglie nascondono sempre dei segreti che non per forza vanno svelati. Alcuni possono mettere tutto in discussione. Nessuno come Cristina Caboni sa entrare nel cuore delle protagoniste facendoci vivere i loro sogni, le paure, le insicurezze e le gioie. Ora è il turno di Adeline che, senza avere un passato, aiuta un’altra donna a scoprire il suo. Il mondo affascinante del vino e della coltivazione della vite fa da sfondo a una storia che parla di tutti noi, perché tutti siamo un intreccio di relazioni, legami familiari e affettivi.

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1918. Il sergente Julien Vertou osserva la neve che ancora ricopre il monte Grappa, in un aprile senza primavera. Lì dove si è spostata l’ultima linea di difesa italiana dopo Caporetto, gli alpini del battaglione Susa hanno allestito il loro campo. Ma Julien non è uno di loro, la cicatrice sulla mano destra racconta un’altra storia. Negli ultimi sedici anni, la Legione Straniera è stata il suo rifugio e la sua penitenza. Ciò che è stato prima non ha più importanza. Sono perduti i sogni, ed è perduto l’amore, che per una breve stagione gli ha fatto credere di poter inventare il futuro. La guerra che ha conosciuto sull’Atlante aveva una sola regola: uccidere per non farsi uccidere. Ma i ragazzi con cui ora condivide la trincea questa certezza non ce l’hanno, molti sanno a malapena imbracciare un fucile. Vengono da montagne in cui sperano di tornare presto, magari da una fidanzata che li aspetta. Come Gildo e Valdo, che insieme non fanno trentasei anni, o Domenico, che ne ha ventidue e da tre combatte e sopravvive. Tra i colpi di artiglieria, i loro sguardi impauriti iniziano a scalfire la corazza di Julien. Lui non ha nessuno che lo attende, nessun posto che può chiamare casa. Eppure, per quanto si ostini a rinnegarlo, il passato che si è lasciato alle spalle pian piano si riprende la scena. Una parlata familiare, il nome di un torrente, quello di un paese di montanari. E il volto di una donna che riaffiora tra i pensieri, riportandolo a un tempo in cui la felicità era ancora possibile. In questo esordio narrativo, Gianni Oliva innesta nel racconto degli ultimi, concitati mesi del primo conflitto mondiale una vicenda privata dolorosamente intensa. Un romanzo di amore e guerra, di montagne e neve, di uomini piccoli e grandi rimescolati dalla Storia.

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Alia, giovane e bella studentessa di Tangeri, si rende conto ogni giorno di più, e con grande disagio, delle reazioni che il suo corpo suscita per le strade della città: sguardi invadenti, fischi e battute. I genitori pensano di proteggerla consigliandole di essere più discreta, ma la ragazza respinge questa richiesta di invisibilità e vuole indagare le ragioni del desiderio maschile, spesso violento e aggressivo. Così, nell’illusoria intimità della sua camera da letto, inizia a fotografarsi. Si mette in posa, si sdraia, inarca la schiena per capire cosa vedono gli uomini, cercando di esplorare il corpo che gli altri tanto desiderano, e trasformando a poco a poco queste sessioni in un rituale. Nonostante sia segretamente innamorata di un ragazzo più grande, è tra le braccia di Quentin, un francese espatriato che frequenta la sua stessa classe, che finalmente si sente amata. Con lui scopre un mondo di privilegi e disinvoltura ma si rende conto molto in fretta che, in quel contesto, la libertà va a discapito della sua reputazione come donna. Quando Quentin, dopo essere stato respinto, mette online le foto intime di Alia, la ragazza è costretta a fuggire dal suo Paese per evitare l’incriminazione secondo l’articolo 483 del Codice penale marocchino, che condanna l’indecenza pubblica con la reclusione. Senza sapere se rivedrà mai Tangeri, fa di Lione, dove pensa di essere finalmente al sicuro, la sua città d’esilio. Finché il passato non la raggiunge anche lì. “Tangeri, addio”, il primo romanzo di Salma El Moumni, esplora il potere distruttivo dello sguardo maschile. Descrive inoltre l’impossibilità di tornare a casa, il dolore dello sradicamento e l’esperienza dell’esproprio struggente di un corpo e di un’identità. Un esordio letterario sorprendente.

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È possibile cancellare il passato e liberarci della persona che siamo stati? Mara Paladini ci sta provando da tredici anni, dopo aver scontato una pena in una struttura psichiatrico-giudiziaria per il tentato omicidio del marito e dei due figli. Il nome di quella donna, affetta dalla sindrome di Münchhausen per procura – una patologia che porta a far ammalare le persone che si amano per poi curarle e prendersi il merito della loro guarigione – era Mariele Pirovano, ma quel nome Mara lo deve dimenticare, perché quella persona non esiste più. Almeno questo è ciò di cui tutti vogliono convincerla. Lei però non ci crede e nella sua nuova vita in una grande città, a centinaia di chilometri dal proprio passato, ha costruito una quotidianità che la tiene lontano dal mondo, che le impedisce di nuocere ancora: non esce quasi mai e della casa procurata dai servizi sociali ha fatto una prigione di scatoloni e memorie, dove seppellire per sempre Mariele. Un giorno però nella sua torre d’avorio si apre una breccia. Comincia tutto con una piccola macchia di umidità sul soffitto, che la costringe ad andare al piano di sopra per avvertire il vicino. Potrebbe essere cosa da nulla, invece la scena che le si presenta è un uomo morto, con i segni dell’avvelenamento sul corpo. Mara potrebbe non riconoscerli, quei segni; Mariele invece non ha dubbi, perché così ha quasi ucciso le tre persone che amava di più. Ora Mara sa che è stato tutto inutile, che il suo passato l’ha riagguantata: ora Mara sa che l’unica possibilità è la fuga, da chi vorrà incolparla di quell’omicidio e da chi invece lo ha commesso per incastrarla.

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Nel quartiere di Shibuya, schiere di lavoratori attraversano il crocevia di due delle più grandi strade di Tokyo, a testa bassa e passo svelto. Ma giunti a un certo angolino tutti rallentano, attirati dal profumo inebriante di noodles freschi e riso saltato. Lì c’è il chiosco gestito da tre signore, Kōko, Matsuko e Ikuko. Servono i loro piatti con tanto amore, perché sono convinte che la giusta ricetta possa aiutare i clienti che stanno cercando qualcosa di più di un pasto caldo. Sostengono che la combinazione esatta di ingredienti e la cottura precisa siano capaci di riconnettere le persone al proprio passato e dare loro una chiave per svoltare in meglio il presente. Quella delle tre cuoche è una vera missione, forse perché anche loro portano con sé una grande tristezza. L’arrivo di Susumu, il giovane corriere dallo sguardo gentile, cambia però tutto. Finalmente anche per Kōko, Matsuko e Ikuko giunge il momento di gustare i sapori che possono allentare il nodo dei rimpianti e alleggerire il peso dei ricordi. Non c’è nulla di più confortante, infatti, di una pietanza che scalda la pancia e riporta il cuore a un momento felice.

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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.