” Scuola di Musica”
La mia prima lezione:
non mi lascerai neppure toccare la tastiera.
Mi fai tamburellare le dita su un tavolo
per eliminare la pietra dai miei polsi.
Cominciamo tutti con la pietra. Per te
era la risata dei tedeschi mentre il rabbino danzava.
Quando la corda si fermava schioccavano le fruste rosse
e il rabbino ballava di nuovo- brevemente resuscitato
nel vento misto a grandine della tua infanzia.
O diciamo che la pietra è il vento
e il vento sono i pianti dei bambini
caricati sui carri aperti.
Ancora oggi odi il vento.
Sei così immobile,resti seduta così a lungo
preparandoti a suonare.
Il tuo orologio d’oro aspetta silenzioso come un airone
sopra i tasti bianchi.
Ci sono giorni ai quali non diamo un nome,
ricordi piu’ vivi delle immagini
che hanno portato via quando la neve era fresca.
Eri uno dei tredicimila
deportati da Kharkov nella bufera.
Adesso indossi l’orologio per ricordarti di quello
che tuo padre diede a una guardia in cambio della tua vita.
Quasi impercettibilmente si alza da solo
sulla campagna invernale
e la musica comincia:
un pezzo duro,incisivo
che conta le nostre perdite.
Perdiamo tutto.
Le tue dita battono
su tombe senza nome
suonando per le orecchie esigenti
di tuo padre
musica che è prima di tutto
sopravvivenza.
THEODORE DEPPE