Intervista all’autrice Benedetta Centovalli

L’ autrice

foto presa dal web

Benedetta Centovalli ha lavorato a lungo in editoria e coltivato predilezioni letterarie occupandosi di alcuni scrittori e scrittrici del Novecento italiano, in particolare di Romano Bilenchi, Giorgio Bassani e Giovanni Comisso, di Lalla Romano, Gina Lagorio, Alda Merini, Cristina Campo, Anna Maria Ortese e Elsa Morante. L’ultimo volume da lei curato nel 2022 è Viaggiatori del cielo. Omaggio a Maria Corti.


Il libro

Benedetta Centovalli ci accompagna in un pellegrinaggio letterario alla scoperta di Emily Dickinson, esplorando la Homestead di Amherst, la casa in cui la poetessa visse e creò i suoi versi immortali. Attraverso fotografie e riflessioni, l’autrice intreccia un viaggio fisico e simbolico, restituendo l’essenza di una figura che ha anticipato il futuro della poesia. Un libro che è un tesoro personale, come un erbario di emozioni e parole.


Ciao Benedetta, benvenuta a “Due chiacchiere con lo scrittore” e grazie per essere qui con noi. Il tuo libro racconta un viaggio speciale, quello nella casa di Emily Dickinson. Com’è nata l’idea di questo libro?

Volevo da tanto tempo andare ad Amherst, per visitare la casa di Emily Dickinson. Finalmente ci sono riuscita nel settembre del 2019. Sono una visitatrice di case di scrittori. Amo i pellegrinaggi letterari come amo lavorare negli archivi, studiare le loro carte. Credo che le abitazioni, i giardini, le tombe, ci parlino più da vicino della loro vita e della loro opera. Così questo viaggio, che è stato più intenso di quanto immaginassi, è diventato un reportage, un racconto che dialoga anche con le fotografie fatte con il mio cellulare e riprodotte nel testo. Come tutti i reportage di viaggio è un testo ibrido, obliquo.

Nel tuo libro parli di un viaggio fisico ma anche simbolico. Qual è stato il momento più significativo della tua visita alla Homestead?

Mi sono resa conto subito che era un viaggio non solo letterario ma anche intimo, dentro di me. Ho interrogato le mie passioni e nel gioco dei rispecchiamenti anche la mia parte in ombra è stata sollecitata. Perché Emily e la sua casa mi parlavano così da vicino proprio adesso? Cosa andavo cercando?

Della mia visita alla Homestead, quello che non posso dimenticare è stato entrare nella sua stanza, una stanza fedele anche negli arredi, nella carta da parati, il letto a slitta, il tavolino di ciliegio dove Emily scriveva di notte, il cassettone dove conservava i suoi testi, la toilette, la stufa Franklin. Emily, specialista della luce, aveva una camera fatta di luce, quattro alte finestre la inondavano di una luce solida, verticale, accecante. Questa luminosità mi ha colpito perché quella che immaginavamo essere stata come una prigione era in realtà un universo di possibili meraviglie, “un mare su uno stelo”. Il luogo della sua poesia.

Emily Dickinson è una figura complessa, spesso associata all’immagine della poetessa solitaria. Quanto di questa narrazione corrisponde alla realtà?

Credo che Dickinson abbia avuto una vita piena legata alla sua famiglia e a quella del fratello e della cognata, nella cui casa venivano ospitati scrittori e intellettuali di passaggio ad Amherst, un vero e proprio salotto culturale. Allo stesso tempo, intorno ai trent’anni, Dickinson ha maturato la decisione di restringere sempre di più lo spazio della sua esistenza, come se la verticalità della sua poesia chiedesse di concentrarsi “come il tuono al proprio limite”. La cognata-sorella amatissima scrive nel necrologio che Emily aveva vissuto in the light of her own fire, nella luce del proprio fuoco. Non era stato un sacrificio ma una vocazione. Poi certo le vocazioni letterarie al femminile in quegli anni avevano i loro pesanti condizionamenti! A metà Ottocento una donna non poteva pubblicare poesia, tanto più se fuori dai canoni stabiliti dal suo tempo. Figurarsi la poesia di Dickinson che ha ritmi liberi, versi non tradizionali, punteggiatura rienventata. Esplosiva come un vulcano, e sincopata come il rincorrersi di lava e lapilli.

Nel libro parli anche dell’importanza dell’erbario di Dickinson. In che modo la natura si intreccia con la sua poetica?

L’erbario fatto quando aveva sedici anni, come era d’uso tra le ragazze, è stato l’apprendistato per conoscere fiori e piante ma anche l’occasione per sceglierli, impaginarli, comporli insieme pagina per pagina: il suo primo “libro”. Anche nelle lettere ai corrispondenti più cari Emily includerà fiori e poesie, in una costruzione attenta e sapiente della pagina. Le lettere diventeranno il mezzo per pubblicare i suoi testi. Le poesie poi a volte accompagneranno un bouquet.

Dickinson si nutre di una filosofia che rimette al centro la Natura. È una Natura benigna e ostile, come vivere è stare sempre sull’orlo dell’abisso, sull’orlo del cratere di un vulcano accesso. Sono gli anni in cui Thoreau scrive Walden ovvero Vita nei boschi, anticipando i movimenti ecologisti di oltre un secolo dopo. Anche Dickinson con la sua attenzione verso animali, piante e fiori, anticipa l’antispecismo di oggi. In una lettera a Higginson, leggiamo: “Mi chiede dei miei compagni – sono i monti – Signore – e il tramonto – e un cane – grosso come me – che mi ha comprato mio padre – Sono meglio delle persone – perché capiscono – ma non parlano –“.

Cosa speri che i lettori trovino nel tuo libro?

Vorrei che i lettori, e in particolari i giovani lettori, si appassionassero alla poesia di Dickinson non secondo facili e inutili stereotipi, la dama in bianco o la dark lady, i fiori e gli uccellini, ma conoscendo i suoi testi e entrando nella sua stupefacente macchina del pensiero che costruisce universi complessi e provoca in chi legge domande fondamentali riguardo alla conoscenza e alla coscienza di ciascuno. Un incredibile pensiero che si interroga. Cosa chiedere di meglio alla poesia se non di portarci per mano sull’orlo del cratere?

Grazie Benedetta per questa bellissima chiacchierata! Prima di salutarci, qual è un verso di Emily Dickinson che ti accompagna sempre?

Non conosciamo mai la nostra altezza / finché non siamo chiamati ad alzarci (P 1176)


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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga. Ha conseguito i seguenti corsi di formazione: "Lettura e benessere personale come rimedio dell'anima" " Avvicinare i bambini alla lettura con i racconti di Gianni Rodari"