Intervista a Sabrina Zuccato

L’ AUTRICE

foto presa dal web

Sabrina Zuccato

(Padova, 1992) è giornalista pubblicista e si occupa prevalentemente di cultura, critica cinematografica e attualità. Con esperienza pluriennale presso set cinematografici, svolge inoltre l’attività di videomaker e reporter.


IL LIBRO

La levatrice di Nagyrév è un romanzo ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto, che sconvolse l’Europa tra le due guerre mondiali. Nel 1929, in un piccolo villaggio ungherese, l’investigatore Zsigmond Danielovitz si trova a indagare su una serie di misteriose morti che sembrano celare una verità inquietante: le donne si stanno ribellando ai soprusi degli uomini con metodi spietati. Tra superstizione, miseria e violenza patriarcale, emerge la figura enigmatica di Zsuzsanna, una levatrice tanto temuta quanto rispettata.

Un thriller storico potente, che illumina il coraggio e la disperazione di chi non vuole più subire.


Ciao Sabrina, benvenuta alla mia rubrica “Due chiacchiere con lo scrittore”. Cominciamo
dall’inizio: come è nata l’idea di scrivere questo romanzo così intenso e radicato in un fatto di
cronaca realmente accaduto?


Ciao Jenny, grazie mille a te per l’attenzione e l’invito! Ho scoperto questa storia quasi per caso, a
inizio 2022, trovandone traccia in un libro di criminologia, e sono subito stata colpita dalle modalità
inusuali con cui erano stati commessi i crimini nel villaggio di Nagyrév, a inizio Novecento. Non
mi riferisco solo al fatto che le donne fossero i carnefici e gli uomini le vittime, ma anche alle sottili
dinamiche che hanno portato a un’escalation di violenza tanto vasta e trasversale. Ho pensato che si
trattasse di una vicenda che ben si prestava a numerose letture, non solo criminologiche, storiche o
psicologiche, ma perfino sociologiche e antropologiche.

La levatrice Zsuzsanna è una figura chiave, ma anche ambigua e complessa. Come hai
costruito il suo personaggio? Ti sei ispirata a qualcuno in particolare?


Hai detto bene: la levatrice Zsuzsanna Fazekas è un personaggio fortemente ambiguo, e proprio tale
complessità mi ha incuriosita. L’ostetrica si è macchiata di atti efferati, quasi sempre istigandoli: ho
voluto indagare quali fossero le sottili dinamiche di potere e di persuasione che instaurò per portare
un gruppo inizialmente ristretto di persone ad agire come una sorta di setta tutta al femminile. Mi
sono documentata a lungo sulla sua controparte storica, e la vera Zsuzsanna Fazekas è stata a lungo
descritta come una donna erudita, esperta in erboristeria, talvolta appellata come “curatrice”, più
spesso come “strega”, abile a manipolare gli altri. È stata guardata con sospetto, ma anche con una
sorta di timoroso rispetto soprattutto dalle donne del suo villaggio, sulle quali esercitava un
indiscutibile ascendente. Mentre definivo il suo personaggio letterario, ho pensato che dovesse per
forza esserci, in lei, qualcosa di “disturbato e disturbante”, ma anche di sinistramente seducente: per
questo mi sono soffermata sulle sue doti da ammaliatrice, unite a una matrice misandrica e a un
senso delirante di onnipotenza. Per la sua personalità mi sono in parte ispirata a Rasputin e a
Charles Manson. Con il primo condivide le vesti sempre nere, gli occhi intensi e ipnotici, nonché
quell’aura quasi mistica che i suoi simili sembravano avergli infuso. Con il secondo, invece, una
pericolosa tendenza a manipolare il prossimo, a istigare, a ergersi a capo di una struttura che oggi,
con ogni probabilità, verrebbe definita settaria.

Il tuo romanzo parla di violenza, sopraffazione e miseria, ma anche di resistenza e vendetta.
Quanto è stato difficile affrontare temi così delicati nella scrittura?


È stato molto difficile, non solo per il lungo periodo di ricerca durante il quale ho dovuto leggere
testi, documentazioni e testimonianze a dir poco sconvolgenti. È stato provante entrare nella mente
di ogni personaggio, da quello più innocente a quello più spregevole. Ci sono alcune storie – basate
su fatti assolutamente reali e documentati – che mi hanno turbata profondamente, come la vicenda
della madre infanticida o la disperata ferinità di Anna Bukovenski. Mentre studiavo e scrivevo
questa storia, a tratti mi sono sentita come se guardassi letteralmente nell’abisso citato da Nietzsche.
Essere spettatrice, seppur indiretta, di tanta brutalità, violenza e depravazione è stato sicuramente
complicato.

Nagyrév è un piccolo villaggio rurale dell’Ungheria degli anni ’20, ma i temi del tuo romanzo
sembrano universali e senza tempo. Quanto ritieni che questa storia possa parlare anche al
nostro presente?


Ritengo che le vicende di Nagyrév abbiano molto più in comune con la nostra contemporaneità di
quanto non appaia a prima vista, e questo è stato uno dei tanti motivi che mi hanno spinta a
raccontare questa storia. Il libro racconta episodi di violenza di genere, ma anche di sopraffazioni,
miseria, umiliazioni: piaghe purtroppo ancora molto presento nella nostra società, ed è
preoccupante, dati alla mano, constatare quanto siano tutti fenomeni quotidiani e trasversali.
Scrivendo delle numerose violazioni della dignità umana avvenute in quel villaggio ungherese
percepito tanto remoto nel tempo e nello spazio, il pensiero non può fare a meno di correre a ciò che
sta avvenendo oggi, soprattutto nelle zone in cui i conflitti bellici e sociali costringono
quotidianamente migliaia e migliaia di civili alle più becere vessazioni. Le loro voci sono proprio
come quegli echi sperduti nel nulla di cui ho scritto nel romanzo.

“La levatrice di Nagyrév” parla di donne che si ribellano, anche attraverso atti estremi. Qual
è il messaggio che speri arrivi ai lettori?


L’intento del libro – che non si pone l’obiettivo di giustificare o colpevolizzare, assolvere o
condannare – è quello di portare il lettore a porsi domande e dubbi, anche morali, anche riguardanti
la nostra contemporaneità.

Grazie mille, Sabrina, per questa splendida chiacchierata, per il tuo tempo e per la
disponibilità


Grazie di cuore a te
Jenny


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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga. Ha conseguito i seguenti corsi di formazione: "Lettura e benessere personale come rimedio dell'anima" " Avvicinare i bambini alla lettura con i racconti di Gianni Rodari"