Biografia
Roberto Martellino è nato l’8 ottobre 1981 a Terni.
Dopo aver conseguito la maturità scientifica, si è laureato in Scienze della comunicazione nel 2007 e successivamente ha svolto un master in marketing e comunicazione.
Dopo aver lavorato in alcune agenzie pubblicitarie, attualmente si occupa di marketing presso una primaria compagnia assicurativa.
Da sempre appassionato di libri e film gialli, nel 2021 ha deciso di mettersi alla prova scrivendo il suo primo romanzo
Il Libro
Nel cuore di una vallata del Nord Italia, nel 2021, una serie di macabri omicidi di bambini sconvolge la comunità. Un assassino spietato si prende gioco delle autorità, disseminando indizi e lasciando i corpi in luoghi inaccessibili tra boschi e montagne. L’ispettore Proietti, combattuto tra le difficoltà dell’indagine e oscure turbe oniriche, si immerge in un caso che lo porterà a confrontarsi non solo con un nemico sfuggente, ma anche con frammenti inquietanti del proprio passato. In un clima reso ancor più cupo da una primavera fredda e piovosa, il silenzio ostinato degli abitanti nasconde verità scomode. Quando ogni pista sembra spezzarsi, un esperto di tradizioni Sioux offrirà un aiuto inatteso, guidando Proietti verso una soluzione sorprendente.
Un noir, dove passato e presente si intrecciano in un crescendo di tensione.
Ciao Roberto, benvenuto a “Due chiacchiere con lo scrittore”
Iniziamo parlando di Il destino del lupo. La trama è piuttosto intrigante, con omicidi misteriosi e un ispettore tormentato che indaga su un caso drammatico. Cos’è che ti ha ispirato a scrivere questa storia?
Ciao e per prima cosa grazie infinite per questa intervista. Non ci crederai ma la storia nasce da un sogno che ho fatto durante il covid. Naturalmente poi ho approfondito ed espanso la storia ispirandomi ai miei autori preferiti come Carrisi, Tuti, Manzini ma anche la cinematografia e le serie televisive hanno influenzato molto la scrittura. Penso a film come Seven, Mystic River, Shutter Island o alle serie televisive “crime” spagnole o nord europee di cui sono un assiduo fruitore. C’è poi l’aspetto onirico della storia per cui mi sono dovuto documentare molto, sono partito da Freud e sono arrivato a vari testi che devo dire mi hanno lasciato delle conoscenze che mi porto dietro al di là del romanzo.
Il killer nella tua storia è descritto come un assassino spietato, ma anche astuto, che lascia indizi per “prendersi gioco” delle forze dell’ordine. Come hai sviluppato questo personaggio così inquietante?
Volevo creare un personaggio che incarnasse il male, con cui i lettori non potessero empatizzare ma che anzi disprezzassero man mano che procedevano con la lettura. Anche in questo caso ho attinto alle mie conoscenze, o comunque ai miei interessi. Mentre scrivevo avevo in testa assassini come il mostro di Firenze o Zodiac che sfidavano apertamente le forze dell’ordine con enigmi o lettere. Anche il mostro di Foligno è stato fonte di approfondimento per la scrittura del romanzo. Ho cercato quindi di leggere quanti più testi di criminologia per fare in modo di delineare un profilo dell’assassino quanto più reale possibile.
Nel libro, un esperto conoscitore delle tradizioni degli indiani Sioux fornisce un valido supporto all’ispettore. Quanto è importante l’incontro con questo personaggio nel processo di risoluzione del caso?
E’ importante sia perché mi ha dato modo di approfondire la cultura dei nativi americani, sia perché diventa una guida per l’ispettore Proietti. Possiamo tranquillamente affermare che senza questo personaggio forse l’ispettore non avrebbe mai risolto il caso, non posso dire altro altrimenti faccio spoiler 😊 Scherzi a parte questo personaggio chiude il cerchio della storia, lo avevo in mente fin dall’inizio e la cosa che mi ha dato tanta soddisfazione è che molti lettori abbiano apprezzato il personaggio ed abbiano voluto approfondire le tradizioni degli indiani d’america.
Il libro mescola elementi di thriller, psicologia e simbolismo. Come hai bilanciato questi aspetti per creare una narrazione avvincente e al tempo stesso riflessiva?
Il libro nasce come noir ma in realtà , come dicevo prima , volevo che confluissero in esso le mie passioni ed i miei interessi.
La psicologia, la simbologia, un certo tipo di musica e la cultura indiana sono tutti elementi che concorrono a rendere la trama più avvincente e se vogliamo ingarbugliata. Più scrivevo più mi venivano in mente idee, citazioni, approfondimenti e spesso mi accorgevo di stare abbandonando la strada maestra. Fortunatamente nelle varie revisioni sono riuscito ad aggiustare il tiro ed a bilanciare i vari aspetti, anche se non è stato semplice.