Attraverso le parole: intervista a Mariangela Rosato

Mariangela Rosato

Mariangela Rosato è nata a San Pietro Vernotico nel 1994, cresciuta a Torchiarolo in Puglia e attualmente vive a Parigi. Laureata magistrale cum laude in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Sapienza di Roma, è stata vincitrice di vari premi accademici che le hanno permesso di studiare ed effettuare delle ricerche scientifiche presso l’Università Sorbonne ed altre università della capitale francese. Frequenta il Master di ricerca di secondo livello presso la Sorbonne Nouvelle in letteratura italiana e insegna italiano presso La Società Dante Alighieri Comité de Paris. Nel 2020 esordisce con la silloge poetica L’errare del cerchio edita da Transeuropa, Edizioni.

Ciao Mariangela benvenuta a “Due chiacchiere con lo scrittore” parliamo del tuo romanzo

  • Qual è stata l’ispirazione dietro la creazione del libro “La Piazza di Nessuno” e perché hai scelto proprio questo titolo?

Ho sempre provato un forte interesse per la scrittura, oltre che per la lettura, e per questo ho sentito,
sin da subito, la necessità di scrivere prima dei brevissimi testi di narrativa, poi delle poesie, degli
articoli culturali, successivamente dei racconti. Da queste esperienze di scrittura, è nata la silloge
poetica L’errare del cerchio, pubblicata nel 2020 da Transeuropa. Una prima avventura editoriale,
questa, che mi ha permesso di capire maggiormente i miei interessi stilistici, oltre che tematici e che
mi ha spinta a cimentarmi con una forma di scrittura, il romanzo, che richiede un coinvolgimento e
un’implicazione totali. Questo romanzo, però, è nato in modo inconsapevole e quasi da solo. Un
giorno mi sono messa a scrivere un breve racconto, ho cercato di abbozzare alcuni personaggi
servendomi di ciò che conoscevo, dei miei ricordi, dei luoghi della mia infanzia e ne è venuta fuori
una breve storia. La cosa mi ha intrigato e sono andata avanti costruendo personaggi diversi che,
pian piano, si sono rivelati avere numerosi elementi in comune: la passione per l’arte, per
l’estetismo, per la curiosità e la riflessione intellettuale, ma allo stesso tempo un sentimento di
alienazione nei confronti di sé stessi e del mondo circostante. Sono nati, quindi, dei brevi
monologhi letterari attraverso i quali, viaggiando tra il passato, il presente e il futuro, i vari
personaggi ripotano alla luce ricordi che avevano sotterrato e sentimenti a cui mai avevano dato un
nome. A stimolare queste riscoperte sono il caldo afoso e la quiete estiva vissute in una piazza
solitaria del Sud della Puglia nel mese di agosto.


Il titolo va inteso nel suo significato letterale e figurato. Piazza: come scenario della narrazione, ma
anche come spazio interiore. Attraverso ogni monologo, infatti, mi sono messa nella place, nella
piazza dei singoli personaggi che si comportano come se fossero delle maschere teatrali definite
solo da caratteristiche fisiche e dal loro ruolo svolto sulla piazza. I personaggi sono: l’esteta, la
donna dalla voce squillante, l’uomo dalla spalla diritta, l’attrice mancata, il dottore, los amigos,
l’uomo cittu-cittu.

Nessuno: sia perché le piazze dei nostri borghi meridionali si spopolano sempre di più, sia perché il
passare del tempo, i ricordi, gli eventi fortuiti, la scoperta tardiva della condivisione, le riflessioni
sull’arte, sulla creatività e sulla bellezza conducono ogni personaggio a gettare la propria maschera
e a diventare finalmente persona con un nome proprio.

  • Quali temi o messaggi significativi hai voluto trasmettere attraverso il libro? C’è qualche spunto di riflessione che desideri che i lettori prendano in considerazione?

La riflessione che vorrei trasmettere riguarda ciò che accennavo nella risposta precedente. La Piazza
non va presa esclusivamente come luogo fisico del Sud della Puglia, ma anche e soprattutto come
spazio interiore. Le piazze sono ovunque nella nostra società: ci sono le piazze virtuali, famigliari,
lavorative. Ognuna di queste corrisponde a delle micro-cerchie sociali nelle quali ciascuno di noi è,
in modo consapevole o meno, destinato a svolgere un ruolo. La crisi dei rapporti sociali frutto
dell’acuirsi dell’individualismo rende queste piazze sempre più centrifughe, ossia piene di solitudini
diverse che non si incontrano mai veramente. Per tale motivo, la piazza interiore diventa un luogo
sempre più solitario.

Per veicolare questo messaggio mi sono servita di un linguaggio quasi fiabesco, tipico del modo di
raccontare delle persone anziane del sud della Puglia, in cui l’ironia, l’utilizzo del dialetto, il
linguaggio imagé hanno un ruolo fondamentale nel processo di decostruzione del ruolo di ogni
personaggio.

  • Come è stato il processo di scrittura e di sviluppo del libro? Hai qualche abitudine o routine particolare che ti ha aiutato nel processo creativo?

Come dicevo nella risposta alla prima domanda, appena ho iniziato a scrivere questo romanzo
sapevo pochissime cose: che volevo parlare del tempo che scorre, del passato e della quiete che
caratterizza le piazze del Sud. Nient’altro! Dare a questi personaggi delle caratteristiche letterarie,
costruirli pian piano è stato un percorso lungo: ho scritto a mano, ho riletto ad alta voce, ho riscritto
a mano, ho stampato, ho riletto, ho ristampato, ho riscritto ancora, ho riletto, così tante volte che ho
perso il conto. Ciò che mi ha aiutato è scrivere un po’ ogni giorno, impormi una disciplina di
scrittura.

Io insegno italiano agli stranieri a Parigi e ho organizzato le mie giornate in funzione della scrittura:
se la mattina ero con i miei alunni, il pomeriggio scrivevo o leggevo e viceversa. E’ stata una totale
immersione, un’ossessione. E penso che questo sia un buon metodo per andare avanti. Per me ha
funzionato, almeno per questa volta. Facevo in modo di dedicarmi anche alla lettura così da non
rimanere chiusa nel mio mondo e nelle mie parole. Cerco sempre di fare così: alternare la scrittura,
alla lettura perché penso che sia importantissimo leggere se si vuole scrivere. Oltre a questo, ogni
volta che finivo un personaggio mi fermavo per qualche settimana. Mi mettevo a leggere altro, a riflettere su altro e, poi, riprendevo ciò che avevo scritto a mente lucida. Credo, infatti, che sia
importante istaurare un distacco con ciò che si è scritto.

  • Come ti senti riguardo alla pubblicazione del libro e alla risposta dei lettori fino ad ora?

Considerando che l’uscita del romanzo data di poco più di un mese e che sono ancora un’autrice
emergente, è prestissimo per dare un giudizio secco e per fare un pronostico. Per il momento, sono
contenta che il libro, grazie al sostegno del mio editore La Mongolfiera, Editrice, sia stato
presentato ufficialmente al Salone del Libro di Torino il 19 maggio e che sia disponibile alla
Libreria di Parigi, un luogo importante per la letteratura italiana e l’Italia in generale in Francia.
Stiamo organizzando con l’editore degli ulteriori incontri in modo tale da ampliare il bacino di
lettori.

  • Hai qualche consiglio o messaggio da condividere con gli aspiranti scrittori che stanno cercando di pubblicare il proprio lavoro?

Non mi sento ancora all’altezza di dare dei consigli, visto che anche io sto cercando, pian piano, di
trovare la mia strada nel difficilissimo mondo dell’editoria. L’unica cosa che posso dire agli
aspiranti autori (questo termine mi sembra più appropriato) è che bisogna leggere e scrivere un po’
ogni giorno. Ciò permette di trovare il proprio metodo e soprattutto capire se siamo disposti o meno
a dedicare la maggior parte del nostro tempo e delle nostre preoccupazioni alla scrittura. Perché in
fondo si tratta di questo: passare ore ed ore seduti alla scrivania a leggere, a scrivere, a strappare
fogli, a rileggere, a riscrivere e sempre così ogni giorno, o quasi. E tutto questo bisogna cercare di
conciliarlo con le occupazioni lavorative che permettono il sostentamento. Non penso che si legga e
si scriva per puro passatempo, ma si legge e si scrive perché ne sentiamo la necessità, il bisogno
viscerale. Insegnando italiano agli stranieri, ho la fortuna di essere sempre in contatto con le parole
e, in un modo o nell’altro, anche le ore passate ad insegnare per me sono ore dedicate alla scrittura e
alla riflessione. Con i miei alunni leggiamo testi di letteratura, parliamo dell’Italia, scopriamo cose
nuove insieme e questo sicuramente stimola. Ciò che mi aiuta, mi ha aiutato, è, infatti, circondarmi
di stimoli culturali, sociali ed essere aperta allo scambio e alla conoscenza. Vedere film, mostre,
parlare lingue diverse, conoscere persone nuove, leggere e ascoltare musica artistica ci apre a nuovi
orizzonti e sviluppa la creatività.

Per consigli più precisi e medicine accurate, rimando a quello che dice il grande scrittore Mario
Vargas Llosa, il più disciplinato, disciplinado, di tutti: Yo sin rutina, no soy nadie. Nel mio caso sta
funzionando! Non so se, però, potrà prescrivervi il tutto tramite ricetta visto che è sempre super
impegnato e immerso nella ricerca di nuovi stimoli di scrittura in giro per il mondo anche ad 87
anni suonati.

  • C’è qualche progetto futuro su cui stai lavorando o qualcosa che i lettori possono aspettarsi da te in futuro?

Al momento mi sto dedicando alla scrittura di una tesi sulle opere di Oriana Fallaci per il master di
ricerca in letteratura contemporanea alla Sorbonne Nouvelle. Sto scrivendo anche poesie, sto
leggendo cose nuove e sto appuntando idee di racconti. Magari da questa bozza nascerà
qualcos’altro, un altro racconto, un nuovo romanzo, altre poesie: sarà la scrittura a dirmelo. Ciò che
conta e non fermarsi nel cammino intrapreso e continuare a leggere, a scrivere, a vivere.
..

Grazie per essere stata con noi e buona fortuna per il tuo romanzo

Il libro

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga. Ha conseguito il corso di formazione "lettura e benessere personale come rimedio dell'anima"