foto presa dal web
Biografia
Maria Rosaria Valentina è originaria della Valle di Comino e cresciuta a Roma dove si è laureata in Germanistica. Oggi vive in Svizzera. Fra le sue pubblicazioni: Quattro mele annurche per Gabriele Capelli Editore, Mimose a dicembre per Keller, Magnifica e Il tempo di Andrea per Sellerio, la raccolta di poesie E il sonno non ha buio per Giulio Perrone Editore. Con Magnifica ha vinto il premio Onor d’Agobbio Città di Gubbio nel 2016 e il premio Biblioteche di Roma nel 2017. Il romanzo è stato inoltre pubblicato in Francia e in Germania.
Il Libro
Una storia di coraggio, legami e desideri profondi. Gi è una donna single che sogna di diventare madre, un desiderio che cresce dentro di lei fino a diventare irresistibile. Al suo fianco, l’insegnamento della nonna Coralla, con una vita straordinaria alle spalle e una biscotteria che profuma di ricordi e speranze, e l’irrinunciabile Bixio, un amico strampalato ma sempre presente. Un romanzo di cuori che battono insieme, uniti dalla forza di scegliere e amare.
Benvenuta Maria Rosaria, è un piacere averti qui . “Cinquanta lune” è un romanzo che esplora desideri e radici profondi. Com’è nata l’idea di raccontare la storia di Gi e delle generazioni di donne che la precedono?
Buongiorno e grazie dell’invito.
Da un lato lo spunto e lo slancio per raccontare questa storia sono arrivati all’improvviso, quando quattro donne single, tutte a me vicine, hanno deciso di diventare madri grazie all’inseminazione artificiale. Le loro esperienze, con conclusioni serene e positive ma non prive di difficoltà, mi hanno portata a documentarmi sull’argomento e ad approfondire temi che conoscevo solo superficialmente. Dall’altro lato, invece, devo dire che la maternità è sempre stata al centro dei miei pensieri di donna e di autrice. Dunque, a un certo punto, mi è parso necessario, e quasi naturale, scrivere la storia di Gi. Poi, lavorando al progetto, sono affiorate nella mia immaginazione e nella mia memoria figure di donne del passato, tutte capaci di affrontare, con determinazione e forza, gli ostacoli della vita. Ho così intrecciato passato e presente consentendo a Gi e a Coralla di raccontarci le loro vicende e quelle delle donne che le hanno precedute o affiancate. In questo modo ho composto una sorta di coro femminile, con voci distinte e tutte con un timbro personale.
In Cinquanta lune, la figura della nonna Coralla è una presenza forte e ispiratrice. Che cosa rappresenta per Gi e per te come autrice?
Coralla è colei che combatte, che non si perde d’animo, che non teme i pregiudizi. Una donna forte, quindi, ma anche una figura capace di dispensare tenerezza e affetto. È una sorta di faro, di guida sia per Gi che per me. È simbolo di resistenza, insomma. Sempre più, a mio avviso, abbiamo bisogno di persone così dense, vere, risolute e al contempo capaci di sognare, di sperare nei capovolgimenti, piccoli o grandi che siano.
Il romanzo parla anche di amicizia, in particolare del legame di Gi con Bixio, un personaggio molto particolare. Cosa ci puoi dire di lui?
Bixio è forse l’amico che tutti vorremmo avere. È disinteressato, sincero, tutt’altro che giudicante, pronto a intervenire nel bisogno.
Pratica scelte inconsuete e sorprendenti restando fedele ai suoi ideali, è sicuro di sé, ma non nasconde certe sue intime fragilità. È in grado di convivere con la solitudine e con tutti i suoi progetti che sono semplici e modesti. Ecco, Bixio è soprattutto modesto e in armonia con il mondo che si è cucito addosso.
Nel romanzo si nota anche l’importanza dei luoghi, con atmosfere che spaziano nel tempo e nello spazio. Come mai questa scelta?
In questo romanzo i luoghi non sono solo nido, ma anche ventre nel quale nascere o rinascere. Sono incroci che sovrappongono partenze e arrivi, zolle dove ogni voce offre nuova linfa ai passi da compiere, alle parole da pronunciare, ai propositi da far germogliare. Sono cassa di risonanza per i ricordi e per le invenzioni del domani. Non sono cornice, dunque. Non sono stazioni del caso.
Che messaggio ti auguri di trasmettere ai lettori con Cinquanta lune?
Di certo la fecondazione medicalmente assistita merita ampie riflessioni bioetiche. Spero che
Cinquanta lune possa contribuire ad ampliare i dibatti (costruttivi) intorno a questo tema delicatissimo, ma soprattutto mi auguro che la storia di Gi ci aiuti ad abbattere i pregiudizi che spesso ricadono sulle donne single che optano per l’inseminazione artificiale. Inoltre spero che il mio romanzo permetta ulteriori “esplorazioni” attorno alla maternità – argomento complesso e sconfinato – conducendo i lettori e le lettrici a meditare poi sulla nascita, sul parto, sull’accoglienza.
Grazie per la tua disponibilità…