“A qualcuno piace freddo“: gruppo di lettura dedicato agli amanti della narrativa nordica. Condotto da Carmen Giorgetti Cima, scandinavista e traduttrice.
I giorni degli incontri saranno : lunedì 9 settembre, lunedì 14 ottobre, lunedì 11 novembre. Alle 20:30.
I libri saranno:
– “Senza responsabilità personale” di Lena Andersson
– “Confessioni di una squartatrice” di Hakan Nesser
– “L’ultimo bicchiere di Klingsor” di Torgny Lindgren
Indispensabile l’iscrizione. Quota di partecipazione: 10 euro ad incontro
Il nuovo romanzo dell’autrice di Sottomissione volontaria
La protagonista è sempre Ester Nilsson che, cinque anni dopo l’infelice conclusione della storia con l’artista marpione Hugo Rask, raccontata in Sottomissione volontaria, si butta in una nuova avventura. Stavolta con l’attore Olof Sten, personaggio meno carismatico di Rask, ma anche più disponibile e apparentemente più “onesto”. Olof infatti non fa mistero di essere sposato (anzi, parla sempre della consorte in termini molto elogiativi) ma cede comunque all’attrazione esercitata da Ester, che diventa a tutti gli effetti la sua amante. Il guaio è che Ester anche stavolta non accetta questo ruolo e cerca di convincere Olof (e in primo luogo se stessa) che sono fatti l’uno per l’altra e che quindi lui dovrebbe lasciare la moglie per lei. Cosa che puntualmente non succede, nonostante i tentativi sempre più serrati di Ester, come sempre maestra di logica e di dialettica. La storia si protrae stavolta per ben tre anni e mezzo, fra alti e bassi, addii e ricongiungimenti, fino al colpo di scena finale.
Lena Andersson riesce anche stavolta a colpire nel segno illustrando un rapporto di coppia fondato sulle illusioni di una delle parti, e sulla debolezza e sostanziale vigliaccheria dell’altra. O, se vogliamo, l’insanabile diversità della visione dell’amore nella donna e nell’uomo. Il tutto raccontato con intelligenza e l’abituale sicurezza narrativa.
L’ispettore Gunnar Barbarotti non è più lo stesso. Non è facile concentrarsi sul lavoro quando la mente è lontana, persa nel dolore di una tragedia personale dopo la quale sembra impossibile rimettersi in piedi. Forse per riguardo nei suoi confronti, il commissario Asunander gli affida un cold case, un caso all’apparenza semplice, vecchio di cinque anni: la sparizione di un uomo che si era allontanato in moto dalla sua casa di campagna per non farvi più ritorno. Il suo corpo non è mai stato ritrovato, e l’unica indiziata non ha mai confessato. Perché i sospetti si sono concentrati tutti su di lei, ovviamente: la convivente, una donna nota alle cronache come la Squartatrice, che in passato aveva ucciso e fatto a pezzi il marito violento. Un delitto per cui aveva pagato con undici anni di prigione. Due uomini scomparsi, a vent’anni di distanza, legati alla stessa donna: è possibile che dopo aver scontato la sua pena ed essersi rifatta una vita, la Squartatrice sia tornata alle “vecchie abitudini”, che sia dunque un’assassina seriale? E perché il commissario Asunander vuole rivangare proprio adesso, alle soglie della pensione, un caso che sembrerebbe già risolto? Solo per sgombrare la scrivania dal lavoro inevaso, oppure perché è convinto che a Barbarotti faccia bene tenersi impegnato? O invece la vecchia volpe è mossa da altri dubbi e da altri fini…? Incoraggiato dalla collega Eva Backman, che lo sostiene da un’amorevole e rispettosa distanza, Barbarotti inizia a fare domande…
In un podere perso tra le foreste e gli acquitrini del profondo Nord, Klingsor si vota all’arte dopo un’esperienza quasi mistica. Vagando nel bosco trova l’ultimo bicchiere usato da un avo per la sua sbronza di Pentecoste: rimasto saldo a un legno storto per quasi un secolo, si è fieramente raddrizzato, puntando verso le stelle. Per Klingsor è una rivelazione, la chiave di lettura dell’esistenza: la materia vive esattamente come noi, non c’è confine tra vita e morte. Puntando dritto alla “verità” come il bicchiere suo Graal, il taglialegna illuminato, omonimo del mago wagneriano e dell’artista di Herman Hesse, fa un corso di pittura per corrispondenza e dà inizio a una nuova arte, che ammette solo nature morte per penetrare la loro vita intima. Dall’accademia di Stoccolma ai circoli di Parigi, Klingsor attraversa l’intera scena artistica come il nuovo Cézanne, dipingendo brocche, tazze e caraffe, sempre le stesse sulle stesse tele, strato su strato in dipinti identici uno all’altro, cercando di vedere attraverso le cose, convinto che “il futuro appartiene alla radiografia”. Maestro del gioco intellettuale, capace di toccare con lo humour e il paradosso inattese altezze di pensiero, Lindgren crea un personaggio che sfugge a ogni canone vivendo l’arte in tutti i suoi significati per interrogarsi sul rapporto tra materia e spirito. Con i suoi quadri monotoni e “autentici”, il suo filosofeggiare saggio e folle, la sua coerenza e ostinazione, lotta eroicamente per dipingere il segreto della vita.
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