Alessandro Barbaglia, poeta e libraio, è nato nel 1980 e vive a Novara. Nel 2017 ha pubblicato con Mondadori La Locanda dell’Ultima Solitudine. Il suo secondo romanzo, L’Atlante dell’Invisibile, uscito nel 2018 e Nalla balena uscito il 19 Maggio 2020.
Ciao Alessandro, benvenuto a “Due chiacchiere con lo scrittore” ti ringrazio per aver accettato il mio invito.
- Chi è Alessandro nella vita di tutti i giorni?
Sono io. E io sono uno che si sveglia e comincia a sognare finché non va a dormire. E continua a sognare.
Allora sono un sognatore? Non lo so, a volte sogno di esserlo. Sono fatto così nella vita di tutti i giorni e nella vita di tutte le notti.
Forse però questa era una domanda più concreta, chiedo scusa ho dei problemi ad essere concreto. Sono un libraio, lavoro in libreria, leggo, studio, ogni tanto scrivo. Una volta mi hanno chiesto “Chi è Alessandro nella vita di tutti i giorni? e ho fatto tutto un giro largo di parole perché non sapevo rispondere con precisione. Succede. Per lo meno a me.
- Da dove nasce la tua passione per la scrittura?
Questa la so: nasce dalla lettura. Sono un lettore vorace e onnivoro. Leggo anche le etichette delle acque minerali. E’ indispensabile: se non leggo non so cosa sognare, e se non sogno non sono io. Una volta, poi, leggendo, ho letto una storia bellissima che alla fine faceva una cosa bruttissima: finiva. No – ho pensato – non può finire, questa storia deve andare avanti! E così ho cominciato a scrivere. E’ stato necessario: l’adulto che è in me ha iniziato a raccontare e a scrivere storie per il bimbo che è in me. Una questione intima, diciamo. Poi mi sono innamorato e ho scritto per amore. Per amore della scrittura, intendo.
- Scrivi a mano o al computer?
Adesso sono al computer. Scrivo quasi sempre al computer, però prendo moltissimi appunti e li prendo a mano. Sempre. Sui fogli di carta più improbabili. I dialoghi, ad esempio, vengono meglio scritti a mano perché a mano scrivi meno parole e più lentamente. Sono pieno di appunti di dialoghi che non ho mai trascritto. Per esempio proprio qui vicino al Pc ho questo.
Ciao Disse mentendo.
Lo trovo stupendo. Non l’ho mai scritto perché non è mio, è di Robert Maxwell (ed è per questo che posso dire senza problemi che è bellissimo)
- Qual è il genere che preferisci come autore? E quale invece come lettore?
Sono davvero un lettore onnivoro. Quel che leggo, però, deve togliermi tutto: il mal di pacia, il mal di denti, la fretta, l’ansia… se quando leggo sono triste e leggendo resto triste allora il libro che sto leggendo non va bene. Quando leggo devo smettere di sentire qualsiasi cosa mi riguardi e sentire solo ciò che riguarda il libro, se no lascio stare e cerco libri così. La letteratura è piena di capolavori, non vale la pena leggere libri brutti.
Non so con precisione dire, invece, se le mie storie appartengano a un genere. Non lo so davvero. Bisognerebbe chiederlo a loro. Provo, se mi rispondono entro la fine dell’intervista te lo scrivo.
- Raccontaci il tuo esordio letterario.
Avevo 32 anni e avevo comprato una pianta di limone. L’ho messa nello zaino, sono salito in bicicletta con lo zaino sulle spalle e sono andato sul lago d’Orta, a 60 chilometri da casa mia. In treno, ovviamente, cioè in bicicletta sono andato solo fino in stazione. E una volta al lago – avevo prenotato una camera arredata in un ostello per tutto il mese di agosto – ho detto: adesso, io e il limone, scriveremo un romanzo. Non è successo niente. Poi però, un giorno, una ragazza mi ha chiesto: ma tu vai sempre in giro con un limone nello zaino? No, ovviamente, non sempre, risposi. E allora perché lo fai? Ecco, avevo trovato la storia da raccontare. La Locanda dell’Ultima Solitudine, che non parla di nulla di tutto questo, è nata così. Da un incontro con una ragazza curiosa e da un me stesso fuggitivo con una pianta di limone nello zaino. Il romanzo che ne è nato parla di nostalgia del futuro. E’ un libro dolce, ogni tanto però ha qualche svolta acidula. Quelle parti sono quelle scritte dal limone.
- Com’è nata l’idea di scrivere “Nella balena”?
Nella Balena è il mio grande sogno. Ho sempre sognato e desiderato scrivere un libro su una balena ma non mi sarei mai azzardato a farlo se non avessi scoperto la storia della balena Goliath, la balena che, caricata su un camion, girò l’Italia e l’Europa dal 1954 ai primi anni 80. Una storia vera, ma totalmente inverosimile. Una storia che ho amato follemente e che non ho potuto non raccontare.
- Quanto tempo hai impiegato per concepire e mettere per iscritto tutti gli eventi del libro?
Molto. Credo anni. Non lo so con precisione perché raccolgo e racconto storie di balene da quando sono bambino e non ho idea di quando i tasselli di Nella balena si sono incastrati tutti in maniera convincente. Nel romanzo racconto di episodi della mia infanzia, qualcosa di questa storia esiste da quando esisto io.
- Cosa ci puoi raccontare di questo libro? Esperienze ,aneddoti.
La trama è semplice: si tratta di una storia vera ma totalmente inverosimile, la storia della balena Goliath, la balena da circo che ha girato l’Italia e l’Europa all’interno della quale il pubblico poteva entrare pagando un biglietto da 300 lire. L’esperienza più bella è stata incontrare chi ha davvero visitato la balena goliath e mi raccontava l’incontro con la balena come qualcosa di misterioso, un fatto vero che però nessuno ricordava più con certezza di aver vissuto. Poi lentamente spuntavano foto, articoli di giornale, documentari… e sentivo dire alle persone che avevano visto Goliath: è vero, io sono stato nel ventre della balena. Grazie per avermelo ricordato.
. Il punto di forza del tuo romanzo? Il tuo personaggio preferito e quello che tolleri di meno del tuo romanzo?
Beh, la balena. Se dalla tua parte hai una balena che puoi chiedere di più? Non tollero, del mio romanzo, i miei limiti. Vorrei essere più bravo, migliore, più attento, più capace. Amo le storie e le parole, quando non riesco a far loro onore come meritano: non lo tollero. E me ne rammarico.
- Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole ?Quale segno vorresti lasciare in loro?
Vorrei si divertissero, vorrei potessero dire: sono stato nel ventre della balena Goliath. E’ stato incredibile.
- Una citazione del tuo romanzo.
Siamo sempre e solo il risultato degli incontri che facciamo nella vita. Siamo sempre e solo la storia delle nostre storie d’amore
Grazie per il tuo tempo
Jenny
Sinossi
Questa è la storia di Herman, figlio della Donna Sirena e dell’Uomo Pesce; è la storia di un bimbo che si fa uomo imparando a lottare dall’Uomo Elefante e allenando all’equilibrio la grande Bird Millman, la poetessa dell’aria: la più straordinaria funambola di tutti i tempi, la prima donna a danzare su una corda sospesa nel vuoto tra due grattacieli. Herman è figlio del circo, il circo classico, quello fatto da “uomini che camminano con la loro bruttezza, fieri di generare meraviglia”.
Ma è anche la storia di Cerro, che invece abita a Novara in una casa troppo grande e troppo vuota perché è rimasto presto senza madre. E anche un po’ senza padre, che insieme alla moglie ha smarrito nei ricordi la sua capacità di amare. Da bambino Cerro contava il tempo in mirtilli: era capace di mangiarne uno al secondo, e portava al guinzaglio CuccioloAlfredo, un cane che sapeva essere dolce solo con lui. Teneva a bada così la solitudine, nutrendosi di piccole gioie. Ma da adulto? Un mirtillo lo farà ancora felice?
Herman e Cerro non s’incontreranno mai, ma avranno per sempre in comune qualcosa di immenso, la più grande attrazione del circo: una balena, Goliath, l’altra protagonista di questa storia. I genitori di Cerro si sono conosciuti proprio davanti a lei, il giorno in cui il circo era di passaggio sulle sponde del lago Maggiore ed Herman guidava il camion su cui viaggiava Goliath. L’amore tra loro è nato nel segno della balena. Ma che cos’è Goliath: un mostro o una meraviglia? E in fondo che cos’è l’amore stesso: un sogno sublime o un incubo spaventoso?
Perché l’irrequieta Marilisa attrae così tanto Cerro? E cosa sono la dedizione e la fede con cui Herman si prende cura per quasi trent’anni della balena? Esiste un amore più giusto di un altro? O forse l’amore è sempre e comunque un esercizio di sottomissione ed elevazione insieme, un’ossessione che ti spacca e ti completa?
Un romanzo potente, poetico e impastato di archetipi, lieve ma capace di scavare in profondità.
Dalla voce unica di Alessandro Barbaglia, una grande storia di abissi ed equilibri sospesi tra le nuvole, di solitudine e incontri prodigiosi, di semi assopiti nella terra che germogliano, miracolosi.