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Curiosità sullo scrittore Dan Brown
Appendersi a testa in giù è per esempio la cura per il blocco dello scrittore scelta da Dan Brown, autore di best seller come Il Codice Da Vinci e Angeli e Demoni. Secondo Brown, la cosiddetta terapia di inversione, “appeso” a una barra a testa in giù, lo aiuta a rilassarsi e concentrarsi sulle parole. Più lo fa, più si sente sollevato e ispirato.
Un’altra insolita abitudine di Brown è quella di tenere una clessidra sulla sua scrivania. Allo scoccare di ogni ora mette da parte il suo manoscritto per fare flessioni e ginnastica.
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Vladimir Nabokov
Vladimir Nabokov, autore di Lolita, invece preferiva comporre le sue opere su bigliettini, che conservava gelosamente in alcune scatole. Questo metodo gli permetteva di scrivere le scene dei suoi romanzi in modo non sequenziale e riordinarle ogni volta che voleva. Ne aveva di pronti anche sotto il cuscino, caso mai gli fosse venuta un’idea durante il sonno.
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Victor Hugo
Autore di capolavori come I Miserabili, si costringeva a scrivere… senza vestiti. Quando si trovava ad affrontare l’imminenza della consegna del romanzo Notre-Dame de Paris, ordinò al suo domestico di confiscare tutti gli abiti in modo che non potesse lasciare la casa. Anche durante i giorni più freddi, nei quali per resistere Hugo si avvolgeva solo in una coperta mentre procedeva con la storia del gobbo di Notre-Dame.
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Truman Capote
Le sue abitudini si avvicinano molto alla superstizione, anzi sono proprio figlie di quest’ultima.
Infatti, aveva l’abitudine di non iniziare né di concludere un lavoro di venerdì, così come cambiava camera d’albergo anche solo se il numero di telefono della stanza contenesse il numero 13, e non lasciava nel suo posacenere più di tre mozziconi di sigarette, preferendo infilare gli altri in tasca.
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Charles Dickens
Amava visitare gli obitori. Poteva trascorrervi intere giornate, osservando i corpi dei defunti. A sostenere la sua abitudine era quella che lui stesso ha definito come “l’attrazione per la repulsione”.
Un’altra abitudine di Dickens riguardava l’inchiostro. Aveva, infatti, una particolare predilezione per quello blu, ma per ragioni pratiche: asciugandosi più rapidamente, gli permetteva di fare a meno della carta assorbente e, dunque, di scrivere con maggiore velocità.
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Virginia Woolf
Quando aveva vent’anni, dedicava ogni mattina due ore e mezza a scrivere, a un tavolo da lavoro piuttosto alto e con il piano inclinato così da poter guardare quanto scriveva sia da lontano che da vicino.
Successivamente, però, prese l’abitudine di scrivere stando seduta, utilizzando un tavolo da lavoro di sua invenzione: un pezzo di compensato sottile come una lavagna a cui aveva attaccato un vassoio per le penne e l’inchiostro, così non doveva alzarsi nel caso fosse rimasta a corto di materiali.
Altra abitudine particolare di Virginia Woolf: era solita usare diversi inchiostri colorati nelle sue penne: verde, blu e porpora. Quest’ultimo era riservato esclusivamente alle lettere.