
foto presa dal web
Anna Banti, pseudonimo di Lucia Lopresti (1895-1985), è stata una delle figure più significative della letteratura italiana del Novecento. Scrittrice, critica d’arte e traduttrice, ha saputo raccontare la condizione femminile con straordinaria sensibilità, ponendo le donne al centro delle sue opere e dando loro voce in un panorama letterario ancora fortemente dominato dagli uomini.
Nata a Firenze nel 1895, Banti si laureò in Storia dell’arte e collaborò con diverse riviste specializzate. Sposata con il celebre critico d’arte Roberto Longhi, condivise con lui una passione profonda per l’arte e la letteratura. Il suo esordio letterario avvenne negli anni ’30 con alcuni racconti, ma il successo arrivò più tardi con romanzi che esploravano la condizione femminile, il rapporto con la storia e l’identità.
Uno dei suoi romanzi più celebri è Artemisia (1947), ispirato alla vita della pittrice barocca Artemisia Gentileschi. Questo libro è un esempio straordinario di narrativa biografica, in cui Banti dialoga con la protagonista, creando un legame intimo tra scrittrice e soggetto. L’opera, pur essendo ambientata nel passato, riflette temi sempre attuali come l’emancipazione femminile e la lotta per il riconoscimento del talento.

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Curiosità su Anna Banti
– La prima versione di Artemisia andò distrutta durante un bombardamento nella Seconda Guerra Mondiale. Anna Banti la riscrisse interamente, dando vita a una narrazione ancora più intensa e personale.
– Grazie al marito Roberto Longhi, Anna Banti fu profondamente immersa nel mondo dell’arte, che influenzò molte delle sue opere e delle sue riflessioni letterarie.
– Nei suoi romanzi, Banti ha sempre cercato di ricostruire il passato in modo vivido e coinvolgente, mostrando una grande attenzione ai dettagli storici e psicologici dei suoi personaggi.
– I suoi scritti hanno contribuito a ridefinire il ruolo delle donne nella narrativa italiana, dando voce a figure femminili forti, indipendenti e consapevoli.
Anna Banti resta una delle scrittrici italiane più affascinanti e innovative, il cui contributo alla letteratura e alla cultura è ancora oggi riconosciuto e apprezzato.

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La lotta si è conclusa in un fallimento: voglio dire che mi ritrovo al punto di partenza, cioè di non sapere se ho camminato per vie diritte o storte. E il male non è tutto qui, perché l’età e la stanchezza non mi hanno guarito dalla smania di andare in fondo, di rovesciarmi come un guanto e scoprire in me il seme di ciò che chiamiamo destino, e dipende invece dallo scatto delle nostre decisioni. Devo pur trovare il bandolo della matassa, capire se una errata interpretazione delle idee che ho sostenuto sia responsabile o no di quel che è successo: l’Italia di oggi, gretta, povera, superba. Ho paura. Paura di non riuscirci e morire così è come non esser nato.