Un pomeriggio pieno di emozioni quello trascorso con la scrittrice Eloisa Donadelli, autrice del romanzo “Le voci delle betulle” edito Sperling & Kupfer.
Gli argomenti trattati sono stati quelli sull’importanza della famiglia, delle proprie radici, di come reagire davanti alle difficoltà della vita, di natura, sentimenti,legami e sull’importanza della lettura…
Vi lascio alcune citazioni del libro che mi sono piaciute…
“Avere radici per restare e foglie per sognare”
“La famiglia è il legame con il passato, l’uovo da cui si emerge per danzare nel mondo, il filo che ricorda chi sei e da dove provieni.”
“Era esattamente il 1900 e mio nonno pensò che fosse l’anno giusto per augurare un buon secolo e proteggere la sua famiglia. allora piantò delle betulle intorno alla casa.
Decise di mettere del bianco davanti al buio. Della luce che calmasse le angosce.”
” La morte non esiste finchè vive l’amore. E’ un ponte che permette alle persone di stare insieme in eterno.”
“La forza non è chiudersi in se stessi. La forza è lasciar fluire le energie.”
“Raccogli le munizioni, bimba guerriera. Il dolore è il privilegio di essere noi stessi.”
” In quel momento, le piante ondeggiarono con eleganza femminile, bianche e azzurrognole, imperturbabili nell’accettare qualunque vento fosse venuto a piegarne i rami e spazzarne le foglie.
come soldati a proteggere il loro re delle betulle.
Come le donne, che sono alberi leggeri con radici profonde, poggiati su prati ostili, silenziosi. Ferme a guardare l’orizzonte infinito.”
Eloisa Donadelli, nata a Morbegno nel 1975, ha vissuto un anno negli Stati Uniti, dove si è diplomata alla Lincoln High School di Sioux Falls. Laureata in lingue e letterature straniere all’Università di Milano, ha collaborato con il quotidiano La provincia di Sondrio, per poi dedicarsi all’insegnamento , professione che svolge tuttora in un liceo linguistico. La passione per la montagna è un retaggio di famiglia. Dopo aver scritto un libro per ragazzi “Agostino Pizzoccheri e la biomagia” edizioni Il Ciliegio, esordisce ora nella narrativa con “Le voci delle betulle”.
Scrive di notte, quando i suoi bambini dormono.
Le betulle ci insegnano ad avere radici per restare e foglie per sognare. Bernadette Laudis vive da sempre con un peso inspiegabile sul cuore, un senso di vuoto che le fa mancare l’aria all’improvviso nonostante l’abbraccio caldo della famiglia, e che cerca di colmare con il suono del suo violoncello. Finché, un giorno, un oggetto stonato rinvenuto sul pavimento di casa rivela una verità affilata, che squarcia il velo di purezza di cui credeva ammantata la sua vita. E il dolore la getta in un crepaccio senza appigli, di quelli che si insidiano nei ghiacciai delle Alpi che fanno da contorno al paesino di Cimacase, dove lei da Milano si è trasferita per amore. Una notte, in cerca di ossigeno fresco, Bernadette si addentra nei boschi, trovando una casa circondata di betulle. Lì vive Giosuè, un pastore solitario, un uomo anziano che si è fatto eremita per proteggere i ricordi. In paese lo chiamano «il re delle betulle»: dicono che i suoi consigli siano un balsamo per le ferite dell’anima; dicono che sappia leggerti dentro, ma che non tutti riescano a trovarlo. Saranno quel luogo e quell’incontro a dare voce al passato di Bernadette, alla storia della sua famiglia e al mistero delle sue origini, liberandola da quell’antico peso sull’anima. Perché ci sono destini che solo gli alberi sono in grado di preservare.